Una serata in giardino per ascoltare, riflettere, rilassarsi, partendo da "I quaderni del carcere" di Gramsci, attraverso i versi di ELIO CORIANO e la musica di VITO ALUISI
 
Martedì 26 luglio, Calimera, Libreria Volta la Carta, ore 21:00

Introduce GABRIELE RUSSO

GRAMSCIANA

I grandi personaggi quando vengono santificati possono fare solo miracoli, ma nella storia i miracoli non esistono, la storia è frutto di sforzo, di opposizione al potere, a qualunque potere; troppo comodo fare l'icona e lasciarla lì in stanca adorazione. Per Elio Coriano, autore delle poesie e dei testi della serata, è quasi un dovere riproporre il messaggio gramsciano, un messaggio di grande lucidità, di grande criticità, non solo verso il fascismo, ma anche contro tanti dirigenti del partito che facevano a gara per dimenticarlo, ad aspettare che il carcere facesse il suo mestiere. Gramsci non era un santo, non era un eroe, ma un impietoso pensatore dei problemi italiani e degli italiani. Ma c'era anche un Gramsci privato, un padre che non sapeva dei suoi due bambini, un marito che trovava difficoltà a capire la moglie e a farsi capire. Tutto il lavoro di Coriano si occupa della dimensione politica ma soprattutto della dimensione intima di un uomo che si attrezza per resistere, per opporsi con la sola forza della conoscenza a un regime che aveva prima ammaliato e poi imprigionato un intero popolo.
Un lavoro che è durato, con alterne vicende di studio e composizione, almeno tre anni. Alla fine le poesie sono più di quattrocento e dovrebbero occupare nelle intenzioni di Coriano almeno tre libri: Fürewig1; Fürewig2; Fürewig3.
Fürewig come diceva Goethe, è quando si scrive per l'eternità e non per la contingenza, lezione che Antonio Gramsci aveva appreso benissimo.

GRAMSCI (1891 – 1937)
“La mia vita trascorre sempre ugualmente monotona. Anche lo studiare è molto più difficile di quanto non sembrerebbe.
Ho ricevuto qualche libro e in verità leggo molto (più di un volume al giorno, oltre i giornali), ma non è a questo che mi riferisco; intendo altro. Sono assillato (è questo fenomeno proprio di carcerati, penso) da questa idea: che bisognerebbe far qualcosa «fürewig»...Insomma, vorrei, secondo un piano prestabilito, occuparmi intensamente e sistematicamente di qualche soggetto che mi assorbisse e centralizzasse la mia vita interiore. Ho pensato a quattro soggetti finora...e cioè:
I.una ricerca sulla formazione dello spirito pubblico in Italia nel secolo scorso.
II.uno studio di linguistica comparata! Niente meno. Ma che cosa potrebbe essere più “disinteressato” e fürewig di ciò?
III.uno studio sul teatro di Pirandello e sulla trasformazione del gusto teatrale italiano.
IV.un saggio sui romanzi di appendice e il gusto popolare in letteratura.” (Antonio Gramsci)