Il 27 luglio di ogni anno la popolazione di Martignano, piccolo centro della provincia leccese, onora il proprio santo patrono, con festeggiamenti solenni segno esteriore di un'antica devozione straordinariamente sentita e profondamente radicata.
S. Pantaleone fa parte di quella numerosa schiera di martiri cristiani vissuti all'epoca dell'imperatore romano Caio Valerio Massimiano, tristemente famoso per la ferocia con cui perseguitò i cristiani. Teatro delle persecuzioni fu la provincia romana della Bitinia, con la sua capitale Nicomedia (l'attuale città turca di Izmit sul mar di Marmara). Nei primi anni del IV secolo la persecuzione diventò particolarmente accanita: cristiani, semplici popolani ma anche ricchi, furono eliminati a migliaia. L'immenso bagno di sangue non risparmiò neanche Pantaleone, un giovane medico, avviato al cristianesimo da un suo maestro di nome Ermolao: la sentenza fu eseguita il 27 luglio del 305, mediante decapitazione. A condannare Pantaleone sarebbero state anche le qualità taumaturgiche attribuite alla fermezza della sua fede cristiana, che accompagnavano l'esercizio della sua professione medica.
Nel 1718 il Santo salvò Martignano da un tremendo uragano e tale evento solennizzò la devozione dei martignanesi nella festa dell'uragano, il 16 novembre di ogni anno, che vede l'accensione di una "focara" (un grande falò), in memoria dello scampato pericolo. Meta di migliaia di devoti, la festa di San Pantaleo costituisce una delle più importanti manifestazioni di fede cristiana della provincia.
La festa comincia il giorno della vigilia, il 26 luglio, durante il quale il santo viene portato in processione per le vie del paese e festeggiato con lo scoppio di fuochi pirotecnici serali.
La statua di cartapesta del santo percorre le vie del paese portata a spalla, ornata dagli ori e dai soldi, cuciti addosso come vestiti, che i fedeli offrono in pegno al loro protettore.
Il giorno della festa, il 27 luglio, si apre con le messe ad oltranza che, dall'alba in poi, accolgono gli innumerevoli pellegrini.
La statua del Santo, in mattinata, compie una breve uscita, segno di saluto verso i pellegrini, a cui si accompagna lo scoppio di fuochi di artificio, che la tradizione vuole in queste ore così insolite. Segue la messa solenne con il panegirico ed il bacio della reliquia.
La sera una splendida cornice di luci e colori è offerta dalle luminarie che illuminano le principali vie del paese e come consuetudine vuole si alterneranno i vari concerti bandistici.
Sabato 25 luglio, in Piazza della Repubblica, alle ore 21:00 si esibiranno in un concerto spettacolo gli Arakne Mediterranea.
Domenica 26  presteranno servizio i concerti bandistici di “Grande Banda Lirico-Sinfonica Reggione Puglia” e il 27 si esibiranno “Città di Montescaglioso” e “Città di Martina Franca”.

Eleonora Durante
 

Ecco un racconto antico su San Pantaleone,  tramandatomi da mia nonna, ascoltato da lei bambina nei campi dove già in tenera età si lavorava duramente. All’epoca la “scuola” era diversa, non esistevano i comodi banchi e le aule e le bambine imparavano poesie e racconti che venivano tramandate oralmente dalle anziane del paese! San Pantaleo, che già da piccolo compiva miracoli guarendo le persone, e quando da grande decise di convertirsi alla religione cristiana, il padre pagano lo cacciò da casa.
Questo racconto è il frutto di una mia personale trascrizione dal dialetto carpignanese all’italiano, ho cercato quanto più possibile di scrivere le parole che mi venivano dettate dalla mia cara nonnina, e non essendo il dialetto una lingua scritta, ma solo parlata, potrebbero esserci numerosi errori, ma oltre ciò mi sembrava doveroso mantenere viva l’antica sapienza salentina, così da sentirci più vicini alle vecchie tradizioni popolari.  

Eleonora Durante

 

 Santu Pantaleu

Alle millenovecentu ottanta fomme
la mente mia se minte a predicare
pe quanti erane li pensieri mei
ieu nu sapia ce cuntu  ia principiare.
Era lu cuntu de barbari e giudei
contru nu santu l’ippera pigliare
mo ci de pene se vittera ssuti
cu ne aggiane le spese sti faddrhuti. (forse falliti) Unu la ipera lu muzzicau
ca nu scirnia la sua muzzicata
e santu Pantaleo ca lu sanau
De tandu parte la sua nominata.
De ce gghera le fasce cuminciau
miraculi scia fandu alla sciurnata
A nu  ciecu la vista li dunau
ca nu putia caminare pe la strada
Quando lu cecu a casa soa turnau
la sua mamma è rimasta tribulata
Dimme miu caru figliu
Come foe?ci ta datu la vista a ll’occhi toi?
Mamma, nu fanciullinu me tuccau
ca nu lu vitti no du mera sciu
come n’augello pe l’aria volau
dopu fatta la grazia se n’desciu.
Tutti li studi li purtau alle fasce
puru l’uguentu te la medicina
e lu su padre nu bulia lu lassa
pe quantu li facia matina e sira
Dicendo figliu miu sta strada lassa
ca la tua casa la porti in rovina
va statte a le tue cambere serratu
senti to padre ca t’ha ngenitatu
Padre  col tuo parlare mi fai peggio
voglio pigliare la via de cristianu
voglio pigliare la via cu me battezzu
nu voiu stau cu tie cchiui paganu
Mo governate cu li toi castelli
ca alla tua mamma li baci la mano
E lu suo padre lu pigliau a dispiettu:
figliu ca ancora vai cu lu corettu.
Aggiu promessu a dio nostru signore
essere a martignano protettore.
Ci ole cu bicia quellu fanciullinu
vascia lu giurnu sou drhai a martignano
ca a manu porterà nu cucchiainu
ca va’ sanando ogni anima cristiana
Ca Iata a ci la dice e ci la sente
pe trentatré anni guadagna l’indulgenze.

 San Pantaleo

Nel millenovecento eravamo ottanta
quando lmenta mia e si mette a ricordare
per quanti erano i miei pensieri (ricordi)
non sapevo da dove iniziare a raccontare.
Era un racconto di barbari e giudei
che se la presero con un santo
e ora che dalle pene della vita sono usciti (morti)
che paghino (all’inferno) questi farabutti.
Un uomo fu morso dalla vipera,
 la ferita non si vedeva
e solo San Pantaleo riuscì a guarirlo.
Da allora iniziò ad essere famoso.
Iniziò da quando era ancora in fasce
faceva miracoli ogni giorno:
ad un cieco, che non poteva nemmeno camminare solo per strada, donò la vista
e quando tornò a casa, la madre ne rimase sconvolta e disse: “dimmi caro figlio come è successo?chi ha ridato la vista ai tuoi occhi?”
“Mamma, mi ha toccato un fanciullo ma non vidi dove è andato, come un uccello è volato in cielo, se ne è andato dopo aver fatto il miracolo.
Già quando era in fasce (Pantaleone) aveva il potere della guarigione e da ragazzino volevo studiare medicina e prendere la via cristiana, ma il padre non voleva lasciarlo andare perché lo aiutava nelle sue faccende e diceva:” figlio mio lascia questa strada perché porti la tua  casa in rovina, ascolta tuo padre che ti ha generato.
“Padre, con il tuo parlare fai peggio, voglio prendere la strada del cristiano, voglio essere battezzato e non voglio stare più con te che sei pagano.
(il padre): “ora cavatela da solo con quello che hai (con i tuoi averi), bacia la mano di tua madre e vai via.
E il padre prendendola a male gli disse:” dove vuoi andare che sei ancora un ragazzino (corettu = hai il cuore piccolo, non hai esperienza di vita).
E Pantaleone risponde:”ho promesso a Dio nostro Signore di essere protettore di Martignano”.

(narratore) Chi vuole vedere quel fanciullo vada il giorno dell’anniversario della sua morte (27 luglio) a Martignano e lo vedrà non in mano un cucchiaino (simbolo dei curatori e degli unguenti), salvatore di ogni anima cristiana.
Beato chi sente e chi racconta questa storia che per trentatré anni guadagnerà le indulgenze.