Nell’ambito della XIV Biennale dei Giovani Artisti dell'Europa e del Mediterraneo che si svolgerà a Skopje dal 3 al 12 settembre, il Macedonian National Theatre ospiterà giovedì 10 settembre 2009 alle ore 21.00 OPERA ROM opera del Mendicante  (PROSJACKA OPERA) per la regia di Salvatore Tramacere. Lo spettacolo che nel 2007 ha partecipato al prestigioso Festival Bitef di Belgrado e nel 2008 ha realizzato una breve tournée nelle città di Subotica, Šabac e Belgrado, si inserisce nell’ambito del progetto Scena Nomade, promosso da Regione Puglia e Koreja, in collaborazione con il Centro Culturale della Città di Smederevo.

Considerata la più importante vetrina mediterranea della creatività giovanile, la Biennale è un grande festival, una vetrina multidisciplinare dedicata alla giovane creazione artistica. A presentare i loro lavori più di 700 artisti di meno di trent’anni, provenienti da 47 paesi del territorio euro-mediterraneo. Il tema di questa edizione è Le Sette porte, che invita a ispirarsi all’antica leggenda della città di Skopje, secondo la quale le sette porte cittadine sorgono nei punti in cui si trovavano gli occhi, il naso, la bocca e le orecchie di un gigante. Mostre, concerti, letture, spettacoli, proiezioni, cinema, video, gastronomia e moda renderanno unici i dieci giorni della manifestazione.
 
A ridare magicamente senso e vita all’OPERA ROM venti ragazzi di cui 11 della comunità rom e 9 della giovane compagnia Pathos della città di Smederevo (Serbia).
Ladri, ricettatori, donne di malaffare, avvocati e poliziotti in combutta per spillare quattrini dove si può, questi sono i nuovi eroi di un mondo alla rovescia. Una storia rappresentata tante volte in diverse epoche e luoghi e che purtroppo ancora oggi si racconta.
Un pretesto  per parlare di una cultura, quella Rom che oggi, più che mai è diventata bersaglio di congetture e discriminazioni, una cultura dove i punti di riferimento sono sempre più sbiaditi perché continuano a confondersi con ideologie basate sulla falsità, l’accumulo e l’individualità e le cronache dei giornali ormai piene di fatti di sangue legati ai loro campi, alle loro roulotte, ai loro bambini.
Rimuovere i pregiudizi nei confronti dei Rom non è cosa facile, la diffidenza è il sentimento più diffuso verso di loro. Una "rappresentazione " che, gioca con gli stereotipi di una cultura periferica e mette in discussione il labile confine entro finzione e realtà.
Ma la cosa straordinaria è che grazie a questi interventi artistici e culturali il tessuto delle relazioni sociali tra le istituzioni e la comunità rom è migliorata, il gruppo di Rom coinvolti ha sviluppato comportamenti e stili di vita meno conflittuali e separati dal contesto urbano e sociale che li ospita.
La finzione può diventare realtà, quando è raccontata dai veri protagonisti, il progetto  
nasce proprio dall’esigenza di far parlare due culture che vivono sullo stesso territorio ma che a volte fanno fatica ad incontrarsi, cosa che succede in Serbia ma che avviene  anche in Italia e più precisamente anche nella nostra regione. Il fare teatro, la scoperta del corpo, il lavoro nello spazio in questa esperienza sono stati il terreno sperimentale privilegiato per  rendere le diversità un punto di forza e di ricchezza.





con Galic Goran, Guberinic Miljian, Ibraimi Ajnur, Kriziv Damir, Kriziv Dzemailj, Kurtisi Sead, Maric Ina, Miladinovic Marija, Mladenovic Marija, Pasti Ana, Petrovic Darko, Petrovic Igor, Ramadani Ferdi, Redzepi Ajnur, Sacipi Albert, Salihi Suat, Simic Ivan, Strbac Dusan, Todorovic Danijel, Vukosava Lakic
regia di Salvatore Tramacere
collaborazione all’allestimento Fabrizio Saccomanno
tecnico luci Angelo Piccinni
coordinamento organizzativo Marija Anicic e Francesca Vetrano