Domenica 18 ottobre (inizio ore 21.00 - ingresso gratuito) presso la Libreria Ergot di Lecce un tuffo negli anni 70 e 80 con una figura simbolo della controcultura in Italia: Marco Philopat. Ha aderito nel 1977 al movimento punk italiano diventandone uno dei più profondi conoscitori e animatori. È uno dei fondatori del Virus di Milano, uno dei primi centri sociali italiani attraverso i suoi romanzi intrisi di musica racconta un’altra storia del nostro paese, quella sotterranea.
L'incontro rientra ne La Poesia nei jukebox, rassegna di musica e libri a cura di Coolclub in collaborazione con Officine Cantelmo, Fondo Verri, Libreria Ergot e Il Giardino delle Nuvole e con il Patrocinio della Provincia di Lecce, che rientra nell’ambito del progetto Ottobre, piovono libri: i luoghi della lettura promosso dal Centro per il libro del Ministero per i Beni e le attività culturali in collaborazione con la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, l’Unione delle Province d’Italia e l’Associazione Nazionale Comuni Italiani.
La poesia nei jukebox si propone di tracciare un percorso nella storia della musica attraverso la voce degli autori, la ricerca musicale, i romanzi che trasudano musica, il costume e lo stile che la musica ha marchiato, e anche attraverso la musica stessa e le canzoni. Sette incontri capaci di spaziare tra generi (letterari e musicali), con l’intento di raccontare il secolo appena trascorso e quello appena cominciato proprio attraverso la musica e le parole.
Marco Philopat, nel 1997 ha pubblicato “Costretti a sanguinare” (Shake edizioni, poi Einaudi 2006), in cui racconta in prima persona, in un flusso di coscienza che non utilizza punteggiatura, la sua esperienza giovanile nel movimento. Nel 2002 esce il suo secondo libro, La Banda Bellini, storia del temibile servizio d'ordine del movimento studentesco di Milano negli anni settanta. La trilogia dedicata all'underground milanese si chiude con I viaggi di Mel (2004). Nel 2006 esce “Punx - creatività e rabbia”, un DVD/libro che tratta della scena punk in Italia. Sempre nel 2006 pubblica per Agenzia X Lumi di punk, la scena italiana raccontata dai protagonisti. Nel 2008 esce "Roma KO" (Agenzia X) scritto insieme al Duka, che intreccia fiction e realtà ripercorrendo tren'tanni di underground romano, dagli anni settanta al G8 di Genova 2001.
“Il punk... Quando ho cominciato a scrivere Costretti a sanguinare, nei primi anni '90, l'avevo scritto soprattutto perché mi sembrava che l'esperienza del punk, del Virus (storico centro sociale milanese) a cui avevo partecipato quando ero giovane, erano cose che stavano andando perdute. Agli inizi degli anni '90, con la caduta del muro di Berlino, il punk sapeva di muffa, allora mi è sembrato giusto scriverne per dare memoria storica di quello che avevo vissuto. Però, allo
stesso tempo, proprio quando ho cominciato a scrivere il libro è scoppiata la guerra, prima in Slovenia, poi in Croazia, il mondo non era più tanto pacificato e quindi le nuove generazioni hanno trovato nel punk ancora un preciso riferimento per contestare, per opporsi alla logica della guerra e di un sistema che stava diventando peggio del precedente. Un sistema che si è rivelato man mano sempre più pazzesco. Pensa che quando è uscito, nel '97, Costretti a sanguinare ha iniziato ad andare subito bene "inaspettatamente" e avevamo stampato solo 1000 copie. Poi è scoppiata la guerra anche in Serbia con il bombardamento di Belgrado nel '99 e anche qui le nuove generazioni hanno trovato nel punk nuova linfa vitale per poter ribellarsi alle proprie condizioni di vita partendo dalla condizione della guerra in senso stretto. Negli anni 2000 poi la situazione è ulteriormente peggiorata e quindi i gruppi punk, che agli inizi degli anni '80 erano cinque o sei a Milano, sono esplosi. C'è stato un grandissimo proliferare di band e di riviste agli inizi degli anni zero, non solo a Milano ma in tutte le città italiane e le provincie. È un fenomeno europeo e più in generale occidentale. Di conseguenza sono andato a rivedere perché il punk non morisse e ancora qui nella filosofia Do it yourself ho trovato una risposta. I ragazzi che oggi escono dalle scuole, magari da istituti professionali di quartieri popolari o zone depresse italiane, si buttano nel mondo del lavoro e lo vedono organizzato in maniera assolutamente assurda... beh forse gli conviene mettere su una band oppure una piccola redazione di una rivista ed entrare in meccanismi di collaborazione reciproca. Do it your self è quindi una chiave di volta importante che ha portato il punk a resistere così tanto nel tempo”.