Nati nell'agosto del 2007 ad opera di Giorgio Pierri (chitarra), Francesco Pellizzari (batteria) e Damiano Carluccio (basso), dopo un anno di attività, nell'aprile del 2008, registrano il loro primo album, un concept, dal titolo "Bubble Bullet", presso Paco Lab di San Pietro Vernotico.

Bubble Bullet, Cosmogonia del sentire 21-11-09

L'origine dell'universo dei Bubble Bullet, la loro Cosmogonia, nel trascendere il concetto di stile  in virtù di un percepire globalizzato, di un sentire che acuisce il corpo verso una tensione creativa che trova la sua dimensione ottimale nelle violente fughe sulle corde di una musica dal sapore controverso di mondo, dettato da contrasti, fughe, cicli e rotture. Ironia aggressiva che si fa voce e verso di una chitarra, accompagnata da una sezione ritmica, basso e batteria, che assume posizione
e vigore nel tumulto teorico/pragmatico di una musica che sa farsi miscela esplosiva nell'atto creativo che si manifesta come ricerca e accuratezza d'esecuzione. Dal surf al punk, dalle vibrazioni noise che si accavallano ai ritmi in levare dello ska fino a scendere, sfogliare la velocità d'esecuzione per rapportarsi ad oscillazioni reggae, sfociare nel ragtime ed in ritmi etnici; dagli arpeggi taglienti si giunge ad un approccio new wave, dal sapore quasi elettronico, minimale, il tutto messo in piedi con sapiente capacità strumentale e creativa, ricercato fino allo spasimo, e che trova come unico filo conduttore reminiscenze tipiche del rock, dagli albori dei giorni e contesti figli di Chuck Berry ai giorni nostri, lungo passaggi chiave che ripercorrono la storia della musica nella sua totalità e complessità. Il muro sonoro proposto dalla band salentina attualizza un lavoro di studio e ricerca che fonda le proprie radici in ogni ambito musicale, cogliendo il momento topico della creazione, il culmine che si rapporta col concetto di società globalizzata, multietnica e multiculturale. Il Salento, Terra di Confine, trova la sua esplicazione nelle cavalcate strumentali di questo terzetto che mette in musica ansie e frenesie, riflessioni e pensieri che sono come nuvole di passaggio (nella loro capacità di rapportarsi alla società globalizzata), in un percorso che non è più Lecce e la sua provincia, ma il rapporto di totale adesione alla percezione del mondo intero.


Parlando coi Bubble Bullet, 21-11-09.

Francesco Aprile - F.A.
Bubble Bullet - B.B.


F.A. - Parlando di influenze, generi musicali ecc...volevo proporvi una chiave di lettura che necessita di un discorso ad ampio respiro, che parte da lontano, dall'80, anno in cui i Clash diedero alle stampe "Sandinista", globalizzando la musica, percorso che già avevano intrapreso con "London Calling" trovando naturale evoluzione nel lavoro del 1980. Dai Clash per arrivare a voi, è tutto qui il discorso. Dicevo che bisogna partire da lontano, allora guardiamoci attorno, cosa vediamo? Viviamo in una società multietnica, multiculturale, dalle infinite sfaccettature. Tutto questo può trovare riscontro nella vostra musica come un trascendere il genere, l'andare oltre gli stereotipi delle etichette che racchiudono un gruppo in questo o quello?

B.B. - I Bubble Bullet sono frutto di studio, di uno studio che stiamo facendo e portando avanti, una ricerca di generi contrastanti, perché c'è chi dice che il punk non può essere mischiato con l'hip hop...

F.A. - Proprio per questo ho voluto iniziare il discorso partendo da Sandinista dei Clash...

B.B. - ...esatto, teniamo presente e consideriamo i Bubble Bullet come un motore di ricerca, l'unica cosa che qui non si può fare è mettere tabù. Abbiamo vinto ogni pregiudizio attraverso l'interazione fra tutte le influenze diverse che abbiamo messo insieme. Partendo dalla rozza e pura interpretazione dei brani anni '50, sfiorando, attraversando gli anni '60 e '70 aprendoci, poi, alla musica over '70. C'è un discorso che riguarda esperienze individuali che danno frutto a quest'amalgama un po' trascendente, un po' instabile, che è sperimentale perché non esistono, soprattutto, pregiudizi fra di noi, nel proporre e passare da un pezzo, ad esempio, house ad uno che richiama il reggae. Poi c'è il territorio, che è un territorio che è crocevia, di storie, di civiltà, abbiamo influenze dall'Africa, dall'Est, dal Nord Europa, mentre oggi c'è l'uso dei nuovi mezzi di comunicazione che permettono d'affacciarsi al mondo e relazionarsi. Quindi, grazie a questa fase storica in cui ci troviamo ed ai mezzi di comunicazione che utilizziamo si può tener conto di quello che succede attorno a noi cercando di relazionarsi, pur mantenendo la nostra autonoma creatività. Noi andiamo ad ogni tipo di concerto, solo che...cito una frase che non è mia, abbiamo scelto la via del caos, è equo. Non c'è un punto di riferimento per piacere a...vogliamo essere noi stessi. Tutti i generi, in fin dei conti, sono stati poco sfruttati, perché c'è questa cosa, che abbiamo inventato noi stessi, cioè il mercato, che ha
precluso...ha posto dei limiti.

 

Francesco Aprie