Mercoledì 16 dicembre, dalle 22.30, un mercoledì da dedicare al teatro presso il Caffè Letterario di Lecce, in via Paladini, con lo spettacolo "Niente più niente al mondo" di Massimo Carlotto, voce recitante e regia di Antonella Iallorenzi, violoncello e arrangiamenti di Giada Giovanile.

‘Niente, più niente al mondo’ di Massimo Carlotto è quasi un racconto etnografico:
non c’è detective, non c’è indagine se non quella dello stesso autore e di chi legge;
c’è però un contesto, ossia la Torino post-operaia in cerca di un’altra identità.
C’è un delitto e c’è una voce, soprattutto, che nel finale viene raddoppiata dalle pagine di un diario.
La voce è quella di una donna di 45 anni, domestica a ore.
Racconta in prima persona la propria quotidianità, sempre uguale da anni e anni di matrimonio.
Descrive la geografia del suo mondo attraverso i fantasiosi e allettanti nomi dei discount alimentari.
Analizza con lucida e spietata consapevolezza la grigia fissità dell’esistenza di cui è vittima.
Ripone le proprie speranze di riscatto nell’unica figlia.
E’ bellina, la ragazza; potrebbe sfondare in televisione o nel cinema, se si cominciasse a muovere nella giusta direzione e desse retta alla madre.
Ma lei non è interessata a questo genere di vita, ha scelto di lavorare come pony express e di indossare jeans, maglioni sformati, scarpe da ginnastica. un affronto.
E un terrore, il terrore di vedere la propria vecchiaia avanzare senz a nessuna sicurezza.
La madre – la nostra 45enne – è ormai infiacchita dal tentativo quotidiano di far quadrare i conti.
Soldi non ce ne sono mai stati tanti. sicuramente troppo pochi rispetto a quelli delle famiglie della ‘Torino bene’ presso cui, settimana dopo settimana, va a lavorare.
Troppo pochi rispetto alle vite incapsulate nello schermo televisivo.
Troppo pochi perfino per andare in vacanza.
La tragedia potrebbe essere evitata se la voce di questa donna trovasse ascolto, se i suoi pensieri non rimanessero ancorati ai modelli consumistici e se da qualche parte riuscisse a riconoscere un po’ d’amore, ma è molto difficile guardarsi dall’esterno, ancora di più se non si hanno gli strumenti adatti. Carlotto ci presenta i nostri poveri.
Non c’è più grazia nella loro esistenza, e l’eco del mondo contadino è troppo debole per riuscire a formarne l’identità.
‘Niente, più niente al mondo’ – citazione da ‘Il cielo in una stanza’ - già dal titolo fa professione di nichilismo:
non c’è affetto, non c’è tolleranza, non c’è speranza, non c’è lo stato, non c’è più vita.
Una denuncia che potrebbe sembrare anacronistica a quelli che abbracciano l’ipocrisia di un’Italia ormai definitivamente votata al benessere, ma qualcuno ancora vive così, e il giallo sta tutto nel decidere se queste persone siano veramente colpevoli dei crimini che compiono.