Poi, c'era il ricordo.

Poi, c'era il ricordo.
Di luna che scivola per la via,
stretta, nella mezzanotte del paese.
Nella oscura scappatoia di una poesia.
Chiusi, i nostri perché,
persi nei discorsi che rintoccano
sulle onde di pietra di un palazzo barocco.
L'assunto, pensiero, che varca il confine.
Dove confine non c'è.
Un orizzonte che strappa i pensieri,
come brandelli, metamorfosi delle onde,
i sogni si arricciano.
Nei sassi, ai lati della strada,
nelle foglie che inondano la testa,
ruotata e simmetrica al terreno.
Poi venne un giorno,
con raggi di seta, morbidi.
Sulle nostre ferite,
come gli anni che si modellano all'orizzonte.

Poi, c'era ancora il ricordo.
Di luna che scivola per la via,
stretta, nella mezzanotte del paese.
Nella oscura scappatoia di una poesia.

 

Francesco Aprile