Per la prima volta fuori dai confini nazionalii nell’ambito della 28^ edizione del Fadir International Theater Festival Mercoledì 27 e giovedì 28 gennaio 2010 alle ore 18:30  approda in Iran al City Theatre - Charsoo Hall di Teheran l’ultima produzione Koreja Doctor Frankenstein con un nuovo allestimento per la drammaturgia di Francesco Niccolini e la regia di Fabrizio Pugliese e Salvatore Tramacere liberamente tratto dal “Frankenstein” di M. Shelley.

 

"Koreja parte per Teheran per una settimana. Partiamo in otto per presentare l'ultima nostra produzione 'Dr.Frankestein' alla 28^ edizione del Fadjr International Theatre Festival di Teheran.
 Che non sia un tour come tanti altri lo si percepisce dalla lunga e difficile preparazione ma soprattutto dalla strana ed elettrizzante preoccupazione di questi giorni: le voci, le immagini e le testimonianze su scontri e incidenti che arrivano da lì, la nostra colpevole ignoranza e paura di quella loro storia e cultura, il rifiuto e l'incertezza di qualcuno dei nostri a partire. Non è un tour come tanti altri perché le domande che ci facciamo sono infinitamente di più delle risposte.  Potremo girare liberamente per strada? Potremo presentare lo spettacolo senza interventi censori? Manterranno gli impegni contrattuali? Ci daranno i visti? Domande che assolutamente non ci siamo fatte prima di partire per i tanti luoghi che abbiamo raggiunto in questi anni(Tunisia, Cipro, Montenegro, Serbia, Egitto, Albania, Bolivia, Canada, Croazia, Spagna, Francia, Svizzera, Germania, Romania eccetera). Troveremo tutte le attrezzature di cui abbiamo bisogno? Come sarà il City Theatre che ospita il nostro spettacolo? Ci siamo messi a chiedere informazioni, consigli, rassicurazioni. E per di più il festival ha una grande tradizione con la panoramica più completa del teatro iraniano e compagnie che arrivano da  Azerbaijan, Germania,Turchia, Colombia, Grecia, Repubblica Ceca,Russia, Polonia, Cina Svizzera, Venezuela, Brasile, Corea. E lì troveremo critici e organizzatori che arrivano da mezzo mondo. Alla fine abbiamo deciso di andare non perché abbiamo trovato risposte e certezze quanto piuttosto per il bisogno prepotente che avvertiamo di alimentare con nuove visioni la nostra vita dentro il teatro, di tessere relazioni vere con persone che pensano e vivono diversamente da noi, di riempire di senso il dialogo interculturale che rischia di diventare uno slogan per 'turisti intelligenti'. Ci andiamo perché siamo riusciti a ottenere dagli organizzatori del festival la possibilità di tenere lì anche un workshop con attori e attrici iraniane, maschi e femmine. Ma ci andiamo a Teheran perché il nostro 'dimettersi dal Sud' è sempre più necessario. In questa nostra regione così glamour, festaiola e festivaliera, il teatro sta diventando sempre più spettacolo e intrattenimento e sempre meno arte nobile e difficile che interroga le coscienze e le spinge a un cambiamento.  Andiamo là dove il bisogno di cambiamento può trovare nel teatro una sua genesi e tante motivazioni. Questo bisogno è talmente forte al punto che in queste ultime ore che precedono la partenza travalica le esigenze artistiche per farsi 'appello umano'. Nei nostri valigioni, insieme agli oggetti di scena, ci chiedono di portare medicinali e un po’ di parmigiano. Necessità di vita, appunto. Partiamo dopo aver firmato un regolare contratto di scrittura in testa al quale giganteggia la dicitura 'In nome di Dio'. Siamo certi che da ambo le parti non ci saranno inadempienze, vista l'autorevolezza di uno dei contraenti."

Franco Ungaro


Fonte: Ufficio Stampa Cantieri Teatrali Koreja