Bartolomé Ferrando, nato nel 1951, titolare della cattedra di Performance presso la Facoltà di Bellas Artes dell'Universidad Politécnica di Valencia, coordinatore della rivista Texto Poetico, performer, artista visivo, autore. Come performer è presente nei più importanti eventi in Europa, Canada, Messico, Giappone, Corea, Vietnam, Singapore, Cina, Argentina, Venezuela, Cile. Ha esposto i suoi lavori, realizzati negli ambiti della poesia visiva, della poesia oggetto e installazioni varie, in Spagna, Italia, Francia. Appunto l'Italia è segno tangibile d'ancoraggio. L'Italia, dove è presente, ed è di recente pubblicazione il suo testo "Habla" per il movimento letterario New Page, fondato a Lecce da Francesco Saverio Dòdaro, ma con spessore internazionale, aria d'altrove, che scardina luoghi comuni frontiere restrizioni geografiche del reale. Così che il suo testo - Habla - ha inaugurato il 21 novembre 2010 la sezione "Scavi" del movimento letterario, indagando il linguaggio con un fare, un agire, rigoroso, tecnico, profondo, le vie del linguaggio. E del linguaggio è profondo conoscitore, sa farsi abile strumento di veicolazione del messaggio attraverso le sue performance. Nel 1992 è presente nella collana "Wall World" (romanzi a muro) fondata da Francesco Saverio Dòdaro per la salentina Conte Editore, da allora esposta presso l'Hokkaido Museum of Literature di Sapporo (Giappone) nella versione originale e completamente tradotta in giapponese.  Lettera geografica, il titolo del suo lavoro. Scrivevo sulle pagine del quotidiano "Il Paese Nuovo" proprio il 21 novembre scorso in un commento a completamento del suo testo che il suo percorso poietico sintetizza in maniera efficace, profonda, l'aspetto magico proprio di una dimensione antica, di una Spagna che emerge dal passato e si staglia fra le maglie del presente nella tecnologica espressione del reale, scientifico, numerico, metodico. Realizza, così, una sua visione poietica che è breve, lineare, fondata su trasparenze minimal che nascondono un tracciato profondo, come il continuo uso di una sinestesia logica, di contenuto, che è espressione del suo testo "Nudos de viento" edito nel marzo 2010 da Huerga y Fierro Editores. Così, l'accostamento di termini o concetti appartenenti a sfere sensoriali diverse, sa rendersi mezzo necessario al continuo indagare poietico di Ferrando che, nel testo sopracitato, ne fa uso sapiente attraverso il quale estrapolare nuove dimensioni musicali al testo, in modo che la dimensione sonora delle parole si manifesti in relazione diretta all'intangibile, a volte, della luce che diventa solida guancia di vetro e la sonorità un germogliare di vuoto di un suono, di una vita, di una nascita, di un mordere in un grembo materno di un nero profondo come il vuoto. Che il silenzio odora, di vuoto, di nero, di luce, di vetro. Si fa liquido. Si fa carne. Dietro le rovine del desiderio. Tra fiori di vetro e detriti umili nodi di vento che nascondono il suono, il battere, come del cuore, nascosto nel silenzio. Come intima via che scava, odora, scolora, le necessità proprie dell'io. Ed allo stesso modo, i testi che l'autore propone sulle pagine della rivista Texto Poetico sembrano indirizzati su strade simili, vicine, che spezzano il comune scivolare del verso, rompono "con un martello l'aria circostante poi..." escono "...tranquillamente".

Ultima sua proposta è una due giorni di incontri a Espai d'Art Contemporani de Castellòn, il 17 ed il 18 dicembre. Protagonista sarà la ricerca sonora, vocale, dimensione che è stata vita di Demetrio Stratos, storica voce della band progressive italiana "Area" (la band, riunitasi da poco, sarà a Lecce presso il Livello 11/8 proprio sabato 18 dicembre per un live dal sapore storico), morto nel 1979 ed al quale verrà tributato l'omaggio visivo della proiezione del film "La voce Stratos" diretto da Luciano D'Onofrio e Monica Affatato. I due giorni di incontri vedranno, inoltre, le performance di Michel Collet e Valentine Verhaeghe (Francia), Hong O-Bong (Corea), Silvia Antolin (Santander), Li-Ping Ting (Cina).

Francesco Aprile