Strutture oggi silenti, architetture diventate invisibili, ma una volta quando l’orologio da taschino o quello da polso non esisteva o era la prerogativa di pochi, il rintocco ogni quarto d’ora era l’indispensabile avviso dello scorrere del tempo.
Un suono conosciuto a tutti scandiva la giornata, né era difficile seguire all’avvicendarsi delle ore perché non mi riferisco alle rumorose realtà urbane odierne, ma immaginate ad un’epoca ben più lontana quando gli unici rumori erano il vociare umano. Il rintocco era udito ovunque, anche se non era visibile da dove provenisse.
Le torri degli orologi sono oggi realtà dimenticate, in molti casi abbandonate al proprio destino di una realtà passata, eppure erano segno di grande prestigio per una città: erano il simbolo di una società agiata che si dotava di marchingegni assai costosi e per la cui manutenzione e regolazione era necessario assumere del personale. Strutture isolate costruite solo per alloggiare una macchina!
Ogni centro urbano aveva una sola torre dell’orologio e solo nei centri abitati più grandi ce n’erano due.
Nella Provincia di Lecce oggi se ne contano circa 140 su un totale di 379 in tutta la Regione Puglia.
Le tipologie variano a seconda l’epoca di costruzione e la conformazione del tessuto urbano del tempo: dalla torre isolata a quella addossata ad altri edifici, gli ultimi sono sicuramente quelli integrati nel timpano della facciata degli edifici a carattere civico.
Gli orologi cittadini sono il risultato dell’esperienza di artigiani che avevano acquisito dimestichezza con i metalli e le artiglierie ed infatti non è un caso che i primi artigiani fossero dei costruttori di bombarde
In realtà gli orologi, evoluzione più sofisticata delle meridiane, consistevano dapprima in macchine che emettevano avvisi acustici e solo più tardi si dotarono di quadrante e lancette.
Uno dei primi orologi cittadini a noi rimasto è quello di Corigliano d’Otranto che risale alla metà del ‘600, ma che si ripropone come rifacimento di quello della metà del ‘500 di cui rimane un quadrante in pietra sul prospetto laterale. Questa struttura è la cartina tornasole del ruolo sociale ed economico che Corigliano aveva in quell’epoca e probabilmente dovuta al fatto che proprio qui esistesse un Monte della Pietà che fungeva da banca per il Salento.
Un orologio ben più antico doveva essere poi a Lecce posto sul Sedile in Piazza Sant’Oronzo, oggi scomparso come anche quello in piazza Duomo vicino ai Propilei.
L’iconografia storica cittadina aveva come riferimento oltre alla cerchia muraria e la torre campanaria, quella dell’orologio.
La valenza sociale del suono dell’orologio è apprezzabile anche da testimonianze storiche che riferiscono che in tutto il ‘700 pare che l’orologio di Monteroni richiamasse le adunanze cittadine, mentre quello di Arnesano l’ultimo giorno di carnevale suonasse 34 rintocchi alla mezzanotte per indicare l’ingresso del periodo di quaresima e che quindi non si poteva più consumare carne.
L’Ottocento è il secolo che sancisce il proliferare degli orologi pubblici per le migliorate condizioni economiche sociali e per un costo più accessibile della tecnologia. Le torri sono simbolo della tradizione cittadina e si arricchiscono di lapidi ed iscrizioni.  
Alcuni centri più piccoli come Noha, Caprarica ed Ortelle se ne doteranno di una torre solo in epoca fascista. Si tratta delle ultime torri dell’orologio visto che già dai primi anni del ‘900 inizia a migliorare la meccanica degli orologi e prendono piede gli orologi da polso.  
Le torri degli orologi erano la rappresentazione sonora della vita quotidiana e dello scorrere del tempo e il loro valore va riconosciuto non tanto nelle simboliche architetture che li contraddistinguono, quanto nella realtà sociale che rappresentano e su cui è basata la nostra storia di patria.  

di Alessandra Paresce