Talvolta camminando per la città ci sono epifanie delle immagini di luoghi.
Edifici che sono sempre esistiti, ma che solo ora ne apprezzi il valore è questo il caso di edifici storici che sono stati oggetto di restauro.
Il restauro compiuto nel rispetto dell’immagine sono quelli che in generale consideriamo come atti dovuti, quelli che molto spesso non ricevono né critiche, né apprezzamenti solo perché ci hanno ridato l’immagine di un edificio così com’era nella nostra memoria da sempre. Al contrario i restauri che usurpano l’immagine della nostra memoria è qualcosa che non riusciamo a giustificare neanche nel tempo.
Quello che è oggi il museo storico di Lecce era una volta il convento di San Chiara, sorto nel ‘400 adiacente all’omonima chiesa per ospitare le suore clarisse, è stato poi sede dell’intendenza di Finanze e successivamente chiuso al pubblico per molto tempo.
Il suo prospetto principale in pietra leccese è quasi defilato dalla vista del passante e perfino il suo prospetto retrostante era quasi nascosto dall’anfiteatro greco che catturava l’attenzione dell’osservatore e faceva tralasciare in secondo piano l’austerità architettonica del convento.
Gli interni ovviamente erano un vero e proprio tabù per la maggior parte dei leccesi.
Oggi all’interno la luce si riflette sulla bianca scialbatura dei muri ed è l’elegante e sobrio segnale del succedersi di stanze e di ambienti, mentre le installazioni della mostra sono vere e proprie esperienze emozionali.  
Il suo nome è ora Museo Storico di città, ma dietro all’acronimo MUST c’è l’arte, la scultura ed il design opera di personalità salentine note che non dimenticano le loro origini ed attraverso il loro intervento ci donano sicuramente una finestra sul  mondo o comunque un’aurea da città metropolitana.
Con il restauro e l’azione di recupero quest’edificio ha sicuramente riacquistato il suo posto urbano e la sua nuova veste di contenitore fruibile di arte contemporanea aggiunge un tassello alla nostra già ricca collezione di opere d’arte.
All’esposizione permanente delle opere dello scultore Cosimo Carlucci, si sono affiancati artigiani e designer durante la manifestazione MUSTinTIME (Percorso di mostra dedicato all’arte del fare e del design) e prossimamente seguiranno le opere di pittori del Novecento, tutti con un fattore comune: l’essere Salentino.
Se volessimo indagare il perché negli ultimi anni il Salento si attesta come meta sempre più usuale per i turisti, mi piacerebbe farlo con le parole di Monica Righi che ha curato il recente Must in Time insieme a Fabio Novembre e che afferma: il nostro territorio ”a differenza di luoghi dove l’economia ha portato in gran parte a sostituire la manualità con la meccanizzazione del prodotto, perdendo quindi l’autenticità in favore della serialità, conserva quell’antica energia del fare… I visitatori attenti e acuti hanno trovato istintivamente in questi luoghi la risposta al perché del loro malessere che evidenzia come l’equilibrio del fare e del pensare sia, ormai fortemente compromesso. Questo deve renderci orgogliosi, ma soprattutto consapevoli del ruolo che il territorio può vantare a differenza di altri” .

di Alessandra Paresce