Il Salento offre tanto al viaggiatore con la sua vocazione turistica ben consolidata, con le sue sagre contadine, con la sua pizzica o il suo barocco. L’ospite richiede il mare e gli ulivi, la cordialità, tanti luoghi da curiosare attraverso masserie e chiese barocche, un buon prezzo e soprattutto un soggiorno ecologico orientato verso un nuovo turismo etico, responsabile e moderno.
Ai primi di maggio si riportano a nuovo gli appartamenti da fittare, i campeggi e gli hotel, si rifiniscono ancora piccoli dettagli e ancor prima di disancorare gli ormeggi della speranzosa stagione partono le prenotazioni.
Nel Salento ci si può concedere un turismo lento, dove il riposo nel verde, il canto notturno delle cicale tra gli ulivi secolari sono  garantiti; la preferenza verso gli agriturismi ecologici quest’anno può prendere davvero il volo. Oggi si ricerca il turismo responsabile, realizzato secondo i principi di giustizia sociale per favorire l’economia locale nel rispetto dell’ambiente e delle culture di ogni tradizione.
Quei viaggiatori responsabili, avvertono però, anche qualcosa di dissonante e hanno ragione; denotano un’evidente sottrazione di spazi naturali ai loro orizzonti, un’amara carenza di parchi regionali da visitare.
Il Salento reclama i boschi, perché ne ha pochi, meno dell’1% della superficie nazionale la attesta tra le provincie meno verdi d’Italia. Dato che non cresce nel resto della Puglia, fanalino di coda con poco più del 7% insieme alla Sicilia (INFCC 2005). Da Federparchi si apprende che nel Salento insistono solo cinque parchi regionali per un totale di 8225 Ha, un’area marina protetta per 16.654 Ha, due riserve statali per 408 ettari e una riserva nazionale per 878 Ha, troppo poco se si pensi al parco nazionale del Gargano con più di 120.000 ha. Si può dire che il Salento appena eletto a ricoprire il titolo di territorio dell’anno 2013 ha pochi polmoni verdi ripartiti a macchia di leopardo come corollario del suo stesso paesaggio, per cui viaggiatori e residenti esigono e incoraggiano le amministrazioni pubbliche a dimorare nuove piante, impegnarsi per altre aree verdi attrezzate, istituire  nuove oasi nel rispetto degli ecosistemi.
Quelle poche aree protette oggi si ammirano lungo percorsi formativi, dove la loro storia millenaria si fonde con la sua gente attraverso strade romane o torri medievali; molti viaggiatori giungono per questo, le apprezzano le riprendono con entusiasmo curiosando tutto quello che flora e fauna può offrire.
Il Salento riscopre quindi il turismo etico, solidale, desiderio di cittadini appassionati di alimenti sani e genuini di gradevoli strutture ecologiche, secondo i principi dell’eco sostenibilità.

Mimmo Ciccarese