La pittura devota, dal Manierismo al Rococò

 

Capolavori pittorici di devozione, dal periodo Manierista Cinquecentesco fino al Rococò e Barocco del Settecento, nello splendore dell’ex chiesa di San Francesco della Scarpa a Lecce. È un viaggio storico-artistico che riunisce diversi stili quello ospitato nella magnifica e antica struttura, si tratta della raccolta di opere appartenenti alla «Quadreria» napoletana dei Girolamini, trasferitosi per due mesi a Lecce, in occasione della mostra «Il racconto del cielo». Una collaborazione che prevede una nuova coesione tra la Soprintendenza Speciale al Polo Museale di Napoli con la Provincia di Lecce, anche attraverso il restauro di due dipinti della collezione nei laboratori del Museo Provinciale leccese:  il «Cristo fra i Dottori» di Giuseppe Simonelli e l’«Adorazione dei Magi» di Niccolò Circignani. I «Girolamini», così chiamati poiché residenti a quel tempo nella Chiesa di San Girolamo della Carità a Roma, si insediarono a Napoli nel 1586, appartenenti agli ordini monastici di San Filippo Neri, il loro fine era l’istruzione e la predicazione. A Napoli crearono uno straordinario complesso museale, il quale è tutt’ora una delle più importanti istituzioni culturali della città, nel quale è custodita la ‘‘quadreria‘’ , ossia una collezione di dipinti, formatosi tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600  oltre ad altri organi come la biblioteca, l’archivio oratoriano e l’archivio musicale. I capolavori sono stati raccolti con l’imperativo di essere esposti pubblicamente, in conformità con la funzione istruttiva del gruppo religioso, creando la prima «quadreria pubblica» italiana. Le opere raccolte nella mostra «Il racconto del cielo», sono di ovvia natura religiosa: si tratta di ventidue dipinti, appartenenti a differenti periodi storici, che legano il Cinquecento al Settecento, documentando importanti cambiamenti storico-artistici soprattutto nell’ambito della «pittura devota» che, dopo il Concilio di Trento (1545-1563), vive momenti di censura, con il ripudio del nudo religioso, per poi ricrearsi in una nuova visione anche attraverso le opere documentate dei Girolamini (con Santafede, Azzolino, Imperato nella mostra). Gli artisti, appartenenti a secoli diversi non possono che far parte di correnti differenti, nel dettaglio Francesco Curradi, Pomarancio, Bernardo Azzolino, Girolamo Imparato e Fabrizio Santafede appartengono al Manierismo; Battistello Caracciolo e Jusepe de Ribera al «caravaggismo napoletano»; Mathias Stomer e Andrea Vaccaro alla generazione seicentesca mentre Guido Reni si muove a cavallo tra il Classicismo e il Naturalismo.  Infine, nella sezione Barocca, è presente Luca Giordano ricordato come il “genius loci” dei Giornalini. Il visitatore è inoltre introdotto alle  opere attraverso molteplici pannelli illustrativi che spiegano «passo-passo» i cambiamenti culturali, dapprima descrivendo nel dettaglio i Girolamini e i loro organi, per poi passare al coinvolgimento nelle correnti artistiche «la pittura devota», «la stagione Naturalista», «dal Classicismo al Rococò». La mostra, promossa dalla  Provincia di Lecce  – assessorato alla Cultura, con il Monumento Nazionale dei Girolamini di Napoli e la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale di Napoli, curata da Fabrizio Vona, Brizia Minerva, Sergio Liguori e Patrizia Piscitelli,  è dedicata a Umberto Bile, appassionatissimo curatore del Complesso dei Girolamini, prematuramente scomparso qualche mese fa. L’esposizione sosterà a Lecce fino al 21 marzo, per poi rimpatriare nella struttura madre, a Napoli.

Di Valentina Russo