Avete mai provato ad osservare il mondo immedesimandovi in un animale? Potrebbe apparire un’impresa ardua, quasi impossibile, eppure c’è chi è riuscito ad avventurarsi in un viaggio al limite tra realtà e fantasia:  l’eroe ha solo diciannove anni, ma nonostante la sua giovane età ha colto ciò che molti adulti non sono riusciti ancora a comprendere o a mettere in pratica. Matteo Leo, autore di “Bestia a chi?”, un prezioso manuale filosofico, pubblicato da Edizioni Esperidi, trascorre la sua vita a Trepuzzi, frequenta il liceo classico, pratica vari sport, ascolta musica e fa tutto ciò che svolgono i ragazzi della sua età.
Qualcosa però lo differenzia dai coetanei e non è solo il fatto di poter già vantare la pubblicazione di un testo, ma di aver scritto con immediatezza e lucidità delle profonde considerazioni sull’esistenza umana. In dieci capitoli Matteo Leo, nel suo libro, ha dato voce a un’ape, un elefante, un cigno, una zebra, un pescecane, un ornitorinco, una tartaruga marina, un orso polare e una tigre siberiana affrontando questioni di rilevante importanza e attualità come l’amicizia, l’amore, il tradimento, la famiglia, il razzismo, il successo, i pregiudizi o soffermandosi sul concetto del tempo, della morte, della paura.
Gli aforismi seguiti dalle bellissime illustrazioni realizzate dalla sorella Martina introducono ogni paragrafo vergato con una scrittura penetrante. Lo stile incisivo ed essenziale impiegato dall’autore contribuisce a contraddistinguere il volume che offre al lettore una miriade di spunti di riflessione.
Tu, uomo comune, ti accontenti delle briciole di un’esistenza che non è la tua. Io, piccola ape, sono avida di vita e ne assaporo ogni sfumatura, dalla dolcezza della vittoria, all’amarezza della sconfitta” sussurra l’ape al suo “amico sapiens” esortandolo ad affidarsi ai propri sogni e non alle illusioni. Commovente è il capitolo in cui il saggio elefante della savana invita l’uomo a pensare su come l’unico modo per mantenere in vita qualcuno che non c’è più è fargli spazio nel proprio animo: “la vita” scrive Matteo è la risposta migliore alla morte, e quest’ultima rappresenta non una privazione, bensì una raccomandazione a rispettare con fervore la propria esistenza e quella del prossimo”.
Splendide le parole del cigno ritenuto l’animale più potente del mondo perché capace di amare, giorno dopo giorno, “geloso custode della forza più incredibile presente sulla Terra, tanto da farla sembrare un regalo che ha poco a che fare con la finitezza di questo mondo”. Al cigno è affidata la definizione dell’essere umano che è “il messaggero del linguaggio universale” ossia l’amore “ l’unica religione che riunisce l’intera umanità”.
Sono spiragli di speranza quelli che ci regala il giovane Matteo Leo in questo sorprendente libro che si presenta come un barlume di luce in mezzo al buio di una “grigia società antropofobica” in grado di offrire nient’altro che l’amarezza di una quotidianità convulsa.
E se nell’arco dell’esistenza, spesso il  male di vivere si incontra, come poetava Montale, allora non resta che affidarsi alle parole di un enfant prodige della filosofia, una promessa della letteratura, che con disincanto ma con un pizzico di utopia scrive: “Non diventare mai un semplice ingranaggio della macchina che prova a disumanizzare l’uomo. Sii il motore centrale per la vera umanità […] saziati di passione e sacrifici”.   

di Paola Bisconti