Raccontare il Salento attraverso i suoi vini è un’impresa tanto ardua quanto nobile. Avventurarsi nell’universo enologico descrivendo tipologie di lavorazione e marchi decantandone il sapore, è un modo eccezionale per riscoprire le nostre origini. Se poi si seleziona una musica e la si accosta sapientemente al vino scelto allora si raggiunge l’apoteosi del gusto. Per questo e molto altro consiglio vivamente la lettura di  “Per canti e cantine. Note di un viaggio enofonico nel Salento” di Pino De Luca, edito da Kurumuny.
Il libro, splendido sin dalla copertina di Alessandro Sicuro, offre al lettore un viaggio sensoriale che si dirama attraverso l’accurata descrizione degli oltre quaranta vini messi in rassegna e da una scrupolosa narrazione dei paesaggi ammirati dall’autore durante i suoi percorsi compiuti per raggiungere le cantine che nel testo rappresentano l’approdo di questo insolito itinerario dove De Luca descrive la bellezza edenica di tali luoghi, esaltando l’arguzia di coloro che hanno saputo coniugare l’antica tradizione e la nuova tecnologia per estrarre il vino, “il sangue della terra”. Fondamentale infine è la meticolosa scelta dei brani che variano dalla musica leggera, al genere classico fino agli stornelli estrapolati dal repertorio tradizionale del Salento.
Sagace è la presentazione che il professore fa di ciascun vino e ogni parola è come un sorso da assaporare con calma perché  “Per canti e cantine” è un libro da gustare senza fretta, magari da leggere in compagnia, ad alta voce per meglio interpretare l’intensità di alcune espressioni.
Copertino, Taranto, Cutrofiano, Grottaglie, Francavilla Fontana, Alezio, Manduria e molti altri sono i paesi e le città attraversate da Pino De Luca che si diletta nel fare richiami mitologici o riferimenti biblici per meglio raccontare le origini di un luogo donando così sublimi suggestioni letterarie che introducono un argomento in grado di incuriosire non solo i wine lovers ma anche un pubblico più ampio.
Straordinaria è la capacità di esporre le qualità del Primitivo, Negroamaro, Malvasia, Aleatico, Aglianico, Caberneut Savignon e via dicendo coniugando l’abilità stilistica dello scrittore alla profondità di alcune riflessioni sulle quali non si può fare altro che convenire. Fra le più belle riporto: “Stappare la bottiglia, versare facendo cadere il rosso sul fondo del calice. Con la bottiglia fortemente inclinata, tanto da riempire il collo. Con quel rumore che è come il battito di un cuore, dapprima veloce e poi sempre più lento, lasciando sgorgare il vino del colore del sangue arterioso. Vivo nonostante tutto e nonostante tutti”.

di Paola Bisconti