di Giuseppe Leo

US Lecce La pratica Bisceglie viene liquidata con piacevole sofferenza, scaturita da un risultato pieno tornato improvvisamente in bilico.
La supremazia tecnica leccese è messa infatti in discussione dopo il 2-0 di Caturano-Costa Ferreira per il solito incubo da difesa ad oltranza.
L'arretramento strategico di un gruppo restio a difendere, causa il primo gol di Risolo, ex Lecce, ed un secondo di Gabrielloni, poi dubbiamente annullato.
L'esito finale diventa sicuro grazie all'ingresso di "ciclone" Di Piazza, capace in pochi minuti di siglare terzo gol e colpire una traversa.
CONSISTENZA AMBIVALENTE
di un Lecce "condannato" a vincere in virtù di un organico super rispetto a quasi tutto il gruppone, ma che si ritrova ridimensionato dai suoi stessi patemi.
Ad una rispolverata potenza penetrativa, che permette tre gol ed una traversa su quattro conclusioni, si registra una difficoltà ad imporsi nel gioco e l' immancabile psicosi difensiva, puntualmente punita a suon di gol.
Sinteticamente la gara assegna questo duplice preoccupante volto degli uomini di Liverani, alle prese con una sanatoria psicologica, prima ancora dei risvolti tecnico/tattici.
Di fronte ad una formazione rispettabile ma di seconda fascia, si arena manovra e determinazione  di squadra leader, finendo per cadere nella mediocrità di un gioco improvvisato e spezzettato, senza punti di riferimento, privo di linee direttive nella sua impostazione e sviluppo.
IL MODULO A ROMBO CENTRALE imposto da Liverani, tarda a decollare mostrando le solite crepe strutturali di un reparto votato ad offendere con prestazioni singole, sempre in crisi nel filtro delle azioni avversarie, in difficoltà nel proteggere una retroguardia, di per se stessa incerta e perforabile.
Le cicatrici della squadra, al di là delle alchimie tattiche di moduli e schemi, contrastano con alcune qualità individuali come quelle degli avanti, che per merito soprattutto del bomber Di Piazza possono scardinare qualsiasi difesa.
Se possa bastare la linea avanzata per vincere il torneo ce lo dirà il campo fino adesso un pó avaro di continui attestati veramente nobili.