Lecce Il toscanaccio di ferro presenta al "Via del Mare" un Cosenza meritevole di ben altri destini rispetto ad una graduatoria penalizzante.
Facendo salvo il successo Giallorosso, possiamo affermare decisamente che tra le formazioni incontrate finora  il Cosenza ha fatto vedere di essere la più agguerrita.
La disposizione delle due squadre è analoga di schieramento e tematica prevalente di gioco, con le corsie esterne libere di attacco per difensori e mediani.
Nel Lecce si ergono Di Matteo e particolarmente Lepore, ma la quantità di scivolate non corrisponde alla qualità dei servizi, fatti da cross prevedibili sui quali giganteggia la difesa ospite.
Per il resto registriamo una manovra "incupita", priva di sbocchi, caotica, improduttiva, se non per una serie di calci piazzati, mal battuti, eventualmente da seconde palle, sfruttate anche male.
Per una squadra leader, Cosenza a parte, è troppo poco e ci vuole ben altro.
Lo si vede anche dalle occasioni gol concesse ai calabresi che in due episodi, con Mungo e Baclet, prima sfiorano "ciccando" la rete, e poi addirittura segnano ma l'arbitro annulla ingiustamente.
Responsabilità e disattenzioni in retroguardia, dai disimpegni sbagliati alle marcature "a farfalla", risultano evidenti
Il Cosenza però, si rivela duttile, aggressiva e stranamente manovriero per una squadra di Braglia, anche ben disposta.
La positività dei primi 45' serve da appagamento per la ripresa, nella quale il Lecce riprende le redini del comando, anche per un triplice cambio di giocatori che riporta in campo Di Piazza, Ciancio e Riccardi in sostituzione diTorromino, Pacilli e Marino.
Il cliché non cambia di molto, ma almeno permette a Mancosu lo spostamento avanzato a trequartista, da dove esibisce la seconda "bordata" in sette giorni ed il bis di eurogol.
Le difficoltà odierne dovrebbero essere d'insegnamento e per correzioni, che in tempi felici sono utilissime.