L'euforia in casa Lecce nasce dalla convinzione dimostrata di essere "più forti" del team Trapani, quasi sicuramente scacciato dalla corsa al primato diretto.
La differenza di qualità e potenza, singola/collettiva, è balzata prepotente nonostante le disfunzioni di mentalità, gli errori sotto porta, propria ed avversaria, la carenza di qualche giocatore di ruolo.
L'essere "incerottati" e comunque "superiori" costituisce una magra consolazione che ci inorgoglisce a stomaco mezzo vuoto, dato il risaputo obiettivo promozione.
L'analisi del primo incontro di cartello apulo/siciliano, non sfugge appunto ad un giudizio in "double face" di occasione perduta per fare bottino pieno in un contesto di livelli diversi.
In particolare ha colpito l'atteggiamento attendistico seguito ad un inizio folgorante che ha permesso il vantaggio/gioiello di Mancosu.
Anziché spingere per chiudere la pratica Trapani si è preferito rallentare smorzando i toni agonistici e permettere ai siciliani di rialzare la testa sino al gol regalo a Murano, firmato Perucchini/Riccardi con la complicità iniziale di Lepore.
Il clima infuocato e tendenzioso creato "ad hoc" dentro e fuori lo stadio, era già stato stemperato e sbollito dalla prestazione giallorossa di stampo vincente, macchiata dall'insolvenza di raddoppio e dal dono natalizio.
La ripresa denota un rilancio bilaterale con ripetute occasioni gol, sciupate dagli avanti o neutralizzate dai portieri in vena di protagonismo assoluto.
Su banda giallorossa si divorano gol a ripetizione Torromino, Mancosu, Caturano ed il sostituto Persano, idem Ferreira/Tsonev, ed anche Lepore.
Dalla parte trapanese Marras, Evacuo, Reginaldo e Palumbo, oltre a contendersi la palma dei migliori in casa propria, si esercitano a fallire il bersaglio.
Il decreto finale sancisce un pari per niente salomonico all'indirizzo Lecce che spreca una grossa occasione di tenere comunque a distanza avanzata il Catania, impegnata contro la Casertana a ridurre il distacco.
Invocare il Dio della pedata che si sforzi di assistere i giallorossi, oltre ad una supplica può rappresentare anche un grido d'allarme.