Un libro per salvare la memoria delle proprie radici dalle insidie dell'infido mare dell'oblio e, nel contempo, porre le basi per nuove prospettive per il paesaggio agrario. Alessandra Russo firma con rigore storico e notevole capacità e metodo di ricerca il suo libro (sua tesi di laurea magistrale prima ancora di darlo alle stampe) «Terra d'Otranto nelle fonti d'età moderna: il caso di Carpignano Salentino» (Edizioni Esperidi), la cui stesura risulta arricchita di quel tocco di amore per la propria terra di origine che, va detto, in questo caso non rappresenta una sorta di «omaggio obbligato» verso il proprio paese quanto il costruttivo desiderio di approfondire aspetti della sua storia che si concretizza in un notevole contributo alla ricostruzione del suo passato, che con il libro della Russo, certamente, ne risulta più chiaro, inquadrato e comprensibile sotto diversi aspetti, non certamente da ultimo quello sociale. Anzi, parte proprio da qui il libro, che si compone di cinque capitoli, il primo dei quali ha per titolo «Poteri locali, demografia ed economia tra medioevo ed Età Moderna: il quadro di una società contadina», in cui l'autrice mette in luce i tratti di una società contadina gravata da miseria e arretratezza, soprattutto in un contesto pervaso da un clima feudale.

L'indagine – ma forse sarebbe più romantico usare la parola «viaggio» - di Alessandra Russo tra le «carte» di Carpignano muove dal punto di partenza per eccellenza, un punto “dovuto” potremmo dire: l'Archivio parrocchiale, primo «step» insieme con gli archivi di famiglia quando si deve condurre una ricerca e che le ha permesso di tracciare un profilo sociale delle famiglie carpignanesi del tempo, per poi proseguire nelle stanze dell'Archivio di Stato. Il suo «viaggio», dunque, prosegue poi con i «Luoghi di culto e religiosità a Carpignano Salentino: l'ethos degli abitanti» (Capitolo II), un excursus dalla cripta bizantina di Santa Cristina al santuario della madonna della Grotta, ovvero i monumenti per eccellenza della pietà popolare del posto. Capitolo III dedicato invece al «Paesaggio “fuori le mura”: neviere, torri colombaie e masserie», luoghi dove la Russo si sofferma in particolare, non solo «raccontando» (perché la sua è una narrazione a metà strada tra la penna del cronista e il fascino di un romanzo storico) il passato di masserie, «curti, case e capanne», ma lanciando uno sguardo sul futuro di queste architetture del passato. Non a caso, Alessandra dice del suo libro che vuol «gettare un ponte tra un passato storico, illuminato dalla mia inchiesta sulle fonti d'età moderna, e un presente estetico caratterizzato dall'attuale processo di rivalutazione e riqualificazione del paesaggio». E al futuro e alla cosiddetta «glocalizzazione» è dedicato il Capitolo IV: «La richiesta di estetica, il turismo e la valorizzazione del paesaggio rurale salentino».

Chiude la pubblicazione l'ultimo capitolo dedicato a «Carpignano Salentino nelle fonti d'età moderna», dove si parla delle altre fonti di ricerca, dal catasto onciario agli atti notarili ai libri parrocchiali fino a proporre al lettore una vera e propria rarità: il diploma d'investitura ducale di Filippo IV Re di Spagna ad Angelo Felice Ghezzi, datato 28 giugno 1663, «chiara attestazione del trionfo dei poteri locali nelle città d’età moderna». Insomma, fedele a quanto sosteneva Cicerone che «la storia è testimonianza del passato, luce di verità, vita della memoria», Alessandra Russo regala un contributo non solo alla «sua» Carpignano ma all'intero popolo salentino, lanciando una vera e propria sfida al recupero di quell'identità collettiva che la vita frenetica e le mode effimere che caratterizzano la società attuale rischiano di cancellare inesorabilmente dalle coscienze. Giuseppe Pascali
Alessandra Russo è laureata con il massimo dei voti e la lode in Lettere Moderne presso l’Università del Salento, con una tesi incentrata sull’evoluzione storica del paesaggio agrario salentino. Da sempre appassionata di storia locale e di cultura popolare, attualmente si occupa di ricerche filologiche e linguistiche in grado di riportare alla luce tratti inediti della civiltà salentina del passato.