Senza trascurare l'importanza dei tre punti agguantati in extremis che oltre alla classifica innalzano il morale, il Lecce ripropone contro il Venezia lo stesso cliché di gioco con la variante di Palombi in funzione di "rapace"... Il 2-1 conquistato risalendo il risultato, con una formazione ancora una volta inedita che presenta dall'inizio Bovo, Lepore e Palombi, fotografa una gara già vista, aggiornata e ripetuta nei suoi profili essenziali. Si stenta in avanti, arrancando in difesa e giocherellando nel reparto di mezzo, pieno zeppo di uomini bravi nel palleggio, ma lontani dalla porta avversaria ed in palese sofferenza in fatto difensivo a supporto di una retroguardia sempre confusa, distratta, poco reattiva. Una formazione in balia di se stessa che produce calcio basso in zona palla, giro della sfera in ampiezza, negatività offensiva negli ultimi sedici metri. Liverani dovrà ricomporre nel breve la compattezza di un undici evitando i clamori eccessivi di una vittoria importantissima ma piena di nei che né lui, né tantomeno i media amici possono occultare. Il bis di Palombi, ottenuto con la difesa dei lagunari imbambolata e la squadra a deporre le armi dopo il vantaggio dell'ex Di Mariano in buona evidenza, regala ai salentini il successo che copre delle rughe difficili da nascondere. Non ricorrendo ai ripari di formazione, gioco e tenuta, vi è il rischio serio che possano riproporsi con effetti controversi sull'intero apparato. Salvo a non volersi nascondere la realtà tecnico-tattica e fisico-atletica di una rosa comunque importante, il lavoro da fare e gli accorgimenti da apportare sono tanti e le frasi edulcorate non coprono affatto. Siamo ancora all'inizio ed il tempo non manca a patto che ci si svegli guardando le gare con gli occhi aperti e non bendati dal consueto sollucchero made in Salento.