Le aspettative del clan salentino sono avvalorate da una prestazione al "Bentegodi" da incorniciare.
Decisamente omogenea di valenza tecnico-tattica-agonistica ha fugato i dubbi sulla tenuta fisico-mentale, attestandosi sugli stessi livelli degli scaligeri pronosticati vincenti del campionato.
Favoriti da uno schieramento veronese sbilanciato in avanti che ha provato a tratti il "pallottoliere" contro Vigorito, finendo in un caotico, sterile arrembaggio, il Lecce si prende autorevolmente i tre punti, sovvertendo pronostici momentanei e programmi futuri.
Alla luce di questo nitido confronto di vertice, nascondere dietro un dito le qualità di questo gruppo può essere irresponsabile al pari delle altezzose pretese abitudinarie del nostro contesto salentino.
Se ce ne fosse bisogno, ma noi lo avevamo indicato in anticipo, Mancosu e compagni hanno dimostrato dei valori eccelsi, che gli consentono di contendere nei quartieri alti della cadetteria.
Il match scivola verso la vittoria giallorossa sin dall'inizio con ribaltamenti di fronte più incisivi;
il capitano leccese e La Mantia hanno lasciato un forte segno, più di Laridi, Matos e Pazzini,  dispersivi ed inconcludenti. I due gol finali portano la firma proprio dei due match winner, ampliati da un altro erroraccio di Palombi.
Nel mezzo una prestazione prestigiosa che sostanzialmente ha messo alle corde i veneti, rimandati per altre affermazioni degne di altissima graduatoria.
Sugli scudi tutto il complesso per meriti indubbi, ma trascurare un particolare riconoscimento a Vigorito sarebbe molto ingiusto.
Il bingo di Verona impone in via categorica un percorso diverso per i giallorossi.