Periodo nero per il Lecce ritrovatasi inopinatamente a dover subire decisioni arbitrali da "horror".
Escludendo malafede e retropensieri ostili, pur con una sopportazione legata alla Natività, torniamo a constatare incazzati come l'insipienza arbitrale si sia tristemente concentrata sulla testa dei giallorossi.
Il turno di un'altra infausta direzione viene svolto dal signor Volpi di Arezzo che riesce a capovolgere un paio di falli padovani assegnando altrettanti penalty ai veneti, diversamente moribondi in campo senza avanzare eccessive pretese.
Prima su Meccariello, con spinta di Broh e successivo intreccio di gambe, e poi su Lepore, per simulazione di Capello, il direttore di gara vede gli estremi dei falli in area leccese per concedere la massima punizione.
La gara viaggiava con il doppio vantaggio salentino siglato da Scavone ed Armellino che faceva registrare opportunismo e bravura dei calciatori leccesi capaci di creare spazi, percussione e battute tecniche risolutive, in una difesa "colabrodo".
Senza troppo inveire, il Lecce fissava sul 2-0 i primi 45' al cospetto di un avversario "ombra" incapace di reagire.
È proprio Volpi che desta l'inerzia dei padovani con il primo rigore trasformato da Salviato, resosi poi ancora pericoloso  con una punizione dal limite.
Lucioni ristabilisce le distanze con un gol di rapina sugli sviluppi di un altro corner battuto dal tandem Petriccione/Falco.
Ad elettrizzare il finale già segnato ci ripensa ancora Volpi, ma i suoi errori non mutano il risultato favorendo semmai nervosismo ed intolleranza di un ambiente oltremodo tranquillo.
È la vita delle squadre emergenti spesso in travaglio penante per raggiungere il traguardo meritato, non sempre fortemente difeso, di certo a portata di mano.