Chiudere lo Spezia nella propria metà  campo per buona parte di gara...
sviluppare un gioco articolato ed avvolgente...mettere in mostra doti tecniche non comuni...per poi racimolare solo un pareggio, significa che qualcosa non va nel sistema strategico.
Aldilà  della facile euforia per il punto guadagnato e per le lusinghe di un quinto posto in graduatoria, il Lecce poteva fare di più in questa partita come in tutto il girone di andata, per suoi esclusivi meriti.
Rimasti invece nel limbo delle incertezze positive perchè coperti comunque da prestazioni di alto livello, non rapportate ai valori espressi ed a quelli nascosti.
Il film della gara a La Spezia ripropone la trama di un Lecce nettamente superiore che stenta a vincere per un atteggiamento errato, per uomini tenuti inopinatamente in panca, per sostituzioni inconcepibili, che agli occhi di osservatori superficiali appaiono pure miracolose.
Concedere 15 minuti iniziali completamente ai liguri per inerzia di entrare in campo, destarsi solo dopo aver subito un penalty mettendo letteralmente alle corde gli avversari, tenere in panchina Falco lasciando in campo l'imberbe Palombi, sostituire Petriccione, vero metronomo della squadra, in favore di un assetto improvvisato, comporta anche il doversi accontentare del pari di Scavone.
Per noi resta una consolazione poverella di una formazione che può produrre tanto, non riuscendo a sfruttarlo pienamente e rischiando pure il capitombolo finale.
Le tante mezze occasioni create a testimonianza di una limpida supremazia hanno maturato quel poco passato dal convento.
Ribadiamo ancora una volta che il Lecce ha una struttura di squadra leader nel torneo cadetto, non esplicata solo per propri freni mentali e tattici, da dover forse rimpiangere fuori tempo massimo.