A Salerno i giallorossi ritrovano lo smalto migliore imponendo la legge dei più forti che almeno per un tempo esprime superiore tecnica individuale, manovra collettiva, gioco da applausi e gol confezionati ad arte.
Nulla o pochissimo hanno potuto i campani di fronte al dilagare di una squadra da primato che solo ridicole teorie di eccessiva responsabilizzazione privano di manifesta volontà e capacità di vincere il campionato.
I calciatori leccesi sono trattati come i bambini dell'asilo ai quali si deve nascondere la meritata torta nel timore che gli faccia male per difficoltà di autoregolazione.
Il mister romano continua a sostenere che questa squadra deve giocare per divertirsi puntando a dare fastidio alle grandi con riserva di eccellere quasi per volere del fato. Contestiamo da sempre queste sue proposizioni linguistiche sia perché il primo a trasmettere stimoli ansiogeni e tensioni è proprio lui nella ricerca spasmodica del risultato con atteggiamenti e scelte a volte nevrotiche, sia perché a dei professionisti conclamati non bisogna assolutamente celare la realtà.
Dietro a tale atteggiamento si puo' nascondere un suo personale ego nel prendersi meriti ed onori, monopolizzando in via personale i successi e scaricando sulla truppa le defezioni da lui talvolta provocate per iniziative strategiche inspiegabili.
Il Lecce ha messo alle corde i malcapitati campani che nel giorno di una festa preventivata al cospetto del "patriarca Lotito" rimediano una "figura barbina" uscendo tra i fischi rumorosi degli appassionati amaranto.
Queste le vicende sintetiche dei primi 45' quando il Lecce gli ha pressoché ridicolizzati, mettendoli alle corde, siglando un doppio vantaggio con Palombi e Mancosu..
Sterile la reazione della ripresa, concretizzatasi con il gol di Anderson in un momento di flessione mentale dei leccesi, sempre congenita, quando potevano rimpinguare arrotondando il bottino se solo Scavone, Mancosu e Calderoni non avessero sprecato rispettive occasioni in fuga solitaria contro Amedai.
Il finale per 1-2 rispecchia poco i valori in campo ed al di là delle prestazioni singole non ancora al top delle possibilità ancora inespresse, proietta il Lecce in rampa di lancio olimpica, nella speranza che il freno non si propaghi ancora dall'interno, per assurde, anacronistiche posizioni "oligarchiche".