Il derby, o presunto tale, contro il Foggia conferma in via categorica: il Lecce è la più nobile realtà calcistica della nostra penisola pugliese.
Partita priva di grandi sussulti a causa di un atteggiamento dauno ostruzionistico e rinunciatario che smentisce le velleità di Padalino dichiaratamente proteso alla vittoria di giornata.
Abbottonati dalla cintola in giù, i rossoneri, votati ad uno vuoto giro palla, sterilizzano l'incisività dei salentini, non immuni da responsabilità nel farsi trascinare in un gioco spesso abulico.
La scusante dell'etichetta derby, assegnata ad un normale incontro, serve poco a giustificare una disputa per lunghi tratti noiosa.
Diametralmente opposta la gioia dei fans leccesi, che oltre alla vendetta sportiva sul "traditore foggiano" vedono veleggiare la propria squadra con la prua puntata in direzione serie A.
Trame ripetitive dei giallorossi che cercano il gol con cross ripetuti, indirizzati alla testa di La Mantia, goleador affamato che anche oggi firma un altro successo focale.
L'assist gli viene fornito al "bacio" da Petriccione, che ricevuta palla da Falco la "ricama" prontamente verso l'ariete, libero d'incornarla all'angolo alto di Leali. 
L'importanza del gol per il clan di Liverani si rivela eccezionale.
Anche dal Lecce ci si aspettava di più in virtù di una superiorità tecnico-tattica da far valere con un gioco veloce ed incisivo volto al superamento dell'ingorgo foggiano, preparato appositamente solo per limitare i danni.
Di formazioni con la difesa mobile, al Via del Mare, se ne incontreranno diverse sino alla fine del torneo, e per superarle occorreranno espedienti strategici diversi che possano liberare alla conclusione i "punteros" già abilitati come Falco, Mancosu, Palombi, e gli esterni incursori, in attesa di Scavone.
Evitiamo l'analisi difensiva della gara odierna sia per il disimpegno oggettivo che per la necessità di un'ulteriore registrazione delle funzioni di Vigorito e company.
Avanti il prossimo da regina regionale!