18 gradi e mezzo circa di longitudine est, 40 gradi e mezzo di latitudine nord, tempo sereno, l'aria è frizzante, un tiepido sole riscalda l'umida terra. Come Dedalo e Icaro ci apprestiamo a prendere il volo, per un viaggio immaginario nel nostro pazzo mondo. E' una sorta di richiamo della foresta, non ne possiamo fare a meno. Dalle Alpi alle piramidi, dal Manzanarre al Reno, passando da sopra una volta sorgeva Atlantide, mitico continente inabissato. Avvistiamo in lontananza i primi segnali di fumo, come forse Colombo avvistò il continente americano e, in un battibaleno, già ci ritroviamo nel freddo polare dell'Alaska e giù, giù, su un battello a vapore dove giungono dei canti spiritual, origine della musica moderna. Viaggiare, sognare, immaginare pirati caraibici all'arrembaggio e noi in fuga attraverso Panama. Scivolando dal Mato Grosso nel Rio delle Amazzoni dove splendide donne selvagge incantano i sensi. Terra del Fuoco, laggiù allegri pinguini sono sempre in festa. Solcando i mari più grandi del mondo puntiamo verso l'isola di Pasqua, lì monumentali pietre misteriose ci indicano la rotta da seguire. Aborigeni australiani si contorcono in strane danze e noi come novelli Salgari ci addentriamo nelle foreste del Borneo alla ricerca della tigre della Malesia. In MTB decidiamo di percorrere chilometri di muraglia cinese e in men che non si dica ci troviamo lassù sul tetto del mondo. Paradiso in terra, solo qui possiamo capire la bellezza della vita. Monaci tibetani, gentili e silenziosi, ci fanno strada. Siamo già sul Gange, fiume sacro, e alla sua foce ci immergiamo nell'oceano Indiano. Spiagge assolate e deserte, mari limpidi e cristallini ci inebriano i sensi. Siamo persi, forse la nostra magnifica "overland" si conclude qui. Non è così! Gli echi di lontani tam tam giungono dal cuore dell'Africa nera. Nelle savane incontriamo maestosi elefanti e inferociti rinoceronti. Su tutti un mite re della foresta sonnecchia. Spicchiamo il volo, di colpo, come lanciati da una catapulta invisibile, forse siamo preda di una tempesta. Passando velocemente sopra il deserto delle piramidi scorgiamo in lontananza i fari del mare nostrum; splendidi "avamposto" di un'altra civiltà. Laggiù vediamo il luminoso signor Eiffel, un tipo strano, molto alto, decisamente eccentrico. Ormai il cielo è terso, siamo già nella patria di "O sole mio", alcune gondole ci accompagnano nel nostro viaggio di ritorno. Decidiamo di atterrare con la nostra mongolfiera in una piccola città d'arte, al centro di una piazza pittoresca, sacra, dove colombi e colombine passeggiano tranquillamente. Abbiamo scelto questo posto per riposare prima di salpare per la prossima avventura.     (2002 - racconto breve - SB)