È risaputo che il Salento sia terra ricca di storia e di poesia, di danza e di musica; eppure, storicamente, siamo privi di una tradizione drammaturgica, che si può riscontrare in altre regioni d’Italia. Soltanto nel ‘900, infatti, si è iniziato a scrivere teatro, e perchè no, forse anche a farlo. Il merito è sicuramente di alcuni pionieri che si sono addentrati in questo campo fino ad allora inesplorato.

Uno tra i primi scrittori di teatro è stato William Fiorentino, commediografo che con i suoi lavori ha saputo raccontare usi e costumi del Salento, a volte caratterizzandoli talmente tanto da sfiorare la farsa. Annoveriamo tra le sue commedie più famose Milioni e crisantemi, Basta la salute e Mannaggia li sordi! (liberamente tratti da Il malato immaginario e L'avaro di Molière), Vico storto Carità vecchia, …E all'ottavu criau la socra, Lu magu te Lecce. Produzione che, ovviamente, non si limita a questi lavori, ma ne conta altri, per arrivare al numero complessivo di ventidue commedie.

Fiorentino, nato nel 1932 a Lecce, città nella quale vive tutt'ora, pone la sua attenzione proprio sulla “leccesità” dei suoi personaggi, sui loro vizi e sulle loro virtù, rendendoli in tal modo comici, ma al contempo riflessivi; personaggi che raccontano il Salento, personaggi che possono trovare riscontro nelle persone che quotidianamente incontriamo nei paesini salentini e che, proprio per questo, a volte fanno più sorridere che ridere, persone e personaggi che, pur essendo, il più delle volte, delle maschere fisse (come nella commedia dell'arte), man mano stanno scomparendo dalla nostra realtà, complici un fatto anagrafico e una società troppo globalizzata che ci vuole spersonalizzati e tutti uguali.

E forse è anche per questo che, ad ogni modo, Fiorentino continua ad essere apprezzato dal pubblico che assiste volentieri ad una messa in scena dei suoi lavori: ciò può essere considerato come una ribelle risata, libera e liberatoria, con una velata nostalgia per quei tempi ormai andati e che potremo vedere soltanto da un palcoscenico, in un oratorio, in una piazza, o in un vero e proprio teatro, luoghi da cui difendere e valorizzare la nostra storia e la nostra gente.