IL Lecce guadagna massimamente fuori casa il suo bottino calcistico. 
Le motivazioni principali vanno ricercate in direzione psicologica e di predisposizione tecnico/tattica. Riguardo alla prima opzione riscontriamo un atteggiamento mentale di leggerezza, superficialità e comunque di determinazione minore allorché si disputano le gare interne, mentre prevale la grinta, lo spirito pugnace, la voglia di lottare per ottenere un risultato positivo visitando gli avversari.
In quest'ultimo caso, si crede e cerca maggiormente e convintamente il successo rispetto alla contrapposta flessione psichica interna.
Tatticamente e nel gioco, alla tendenza esterna di raccogliersi e ripartire, lasciando l'iniziativa agli altri, fa da contraltare l'abitudine di imporsi a viso aperto, dimostrando di avere un proprio gioco e relativa mentalità offensiva.
In parole povere ci si predispone prevalentemente al contropiede oppure si attacca a tutto spiano.
I fatti parlano chiaro senza invenzioni di sorta e seguendo questa strada i giallorossi sono usciti vittoriosi anche dal Franchi. Lezione nitida che a parte gli errori sotto porta dei viola, squadra indecifrabile e non pervenuta, compensati da Babacar inconcludente e sciupone, ha fatto risaltare l'asse salentino formato da Gabriel, Lucioni, Petriccione e La Mantia match winner , migliori in campo senza nulla togliere alla prova positiva di tutti gli altri. 
Balzo in avanti in classifica per merito soprattutto della vecchia guardia proiettata verso sicurezze, trascurate non poco dal team tecnico manageriale.
Il tempo galantuomo fa però risaltare i meriti dei calciatori citati che al di là di presunte alchimie strategiche continuano a risolvere le partite per esclusive doti singole.