La partita del riscatto e della tanto auspicata prima vittoria casalinga, si è trasformata in un altro clamoroso flop.
Il Bologna vince meritatamente rimettendo a nudo i guai del Lecce, a cui Liverani non riesce proprio a mettere una toppa. Non si tratta solo di valenza e qualità dei singoli, per la quale il tecnico scivola inopportunamente con dichiarazioni pubbliche che intaccano capacità e prestigio dei suoi giocatori, ma di fattori tecnico/tattici, invisi al trainer giallorosso.
 L'assetto difensivo, così come il modulo e le scelte, lasciano molto a desiderare sia per l'imposizione di uscite basse, improprie per Lucioni, Rossettini, Calderoni e Rispoli, sia per le chiusure e marcature, allegre, distratte, deconcentrate e non integrate a tutti i componenti. La retroguardia a volte dà l'impressione di essere un'armata Brancaleone, senza ordine, costrutto, essenza difensiva. Il filtro ed il supporto della linea mediana risultano evanescenti e fiacchi. Sono bastate le ripartenze rapide e veloci dei felsinei, con scambi bassi e spunti in percussione di Soriano, Sansone, Palacio ed Orsolini per scombussolare, perforare ripetutamente, se non ridicolizzare, una difesa colabrodo. In questo campionato, il Lecce mai aveva fatto registrare una tale figuraccia, lenita solo a tratti dai due gol finali di Babacar e Farias.
L'atteggiamento collettivo troppo sbilanciato in avanti, un gioco svolto e propagandato a viso aperto, fondato sul possesso palla ed un palleggio impossibile, le scelte iniziali e modificate della formazione, con il ricorso a soluzioni estemporanee,come il 4-1-5 improvvisato da Liverani, lasciano basiti sui suoi orientamenti illogici e caotici. Che si badi bene, deve restare al suo posto, evitando rivoluzioni di mercato e soprattutto cambiare registro sul modo di attaccare e difendere, spesso per mettere in mostra se stesso lasciando la squadra in balia degli avversari.