Dal 13 settembre apre al pubblico il Fondo Carmelo Bene nelle sale del Convitto Palmieri, con la presentazione alle ore 9.30 e la prima visita alle ore 11.00. Il Fondo Bene custodisce un archivio di libri, documenti, abiti di scena, appunti, fotografie e molto altro. Ben 22 abiti di scena, 5000 volumi della sua biblioteca personale, libri rari di storia dell'arte, teatro, storia e letteratura, dove si possono leggere suoi appunti scritti a mano, oggetti e arredi teatrali e personali, e altri materiali esposti per la prima volta al pubblico. L'Archivio Carmelo Bene costituisce una testimonianza straordinaria del complesso profilo artistico e culturale del nostro "ultimo attore postumo dell'Ottocento" e del primo dell'era tecnologica, un compendio della sua "opera totale", della sua esplosiva creatività artistica. Un luogo unico e immersivo dove poter conoscere e approfondire la vita e le opere del maestro Carmelo Bene. La Regione Puglia ha acquisito il Fondo-archivio il 30 ottobre 2019 firmando un accordo con le eredi di Carmelo Bene, la vedova Raffaella Baracchi e la figlia Salomè, la Soprintendenza archivistica e bibliografica di Puglia e la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto. Il Fondo Bene ha il benestare del Ministero della Cultura e della Soprintendenza archeologica, alle Belle Arti e del paesaggio di Brindisi e Lecce. Il Fondo Bene sarà infatti luogo di studio e ricerca, spazio aperto agli studenti e agli appassionati, ma anche luogo di produzione culturale sui vari campi dell’universo beniano e dell’opera beniniana. 

Carmelo Bene, attore regista, drammaturgo, scrittore, poeta, filosofo, nato a Campi Salentina il 1° settembre 1937, morto a Roma il 16 marzo 2002, è stato un prolifico autore di teatro, versatile e controverso, protagonista delle neoavanguardie del teatro e fondatore del “Nuovo teatro italiano”. Carmelo Pompilio Realino Antonio Bene, il suo nome di battesimo, nasce da genitori originari di Vitigliano, frazione di Santa Cesarea Terme, Umberto Bene (1900 - 1973) e Amelia Secolo (1905 - 1992), che a Campi Salentina gestivano una fabbrica di tabacco. Dopo gli studi negli Istituti religiosi (maturità classica), il giovane diciassettenne Bene si trasferì a Roma dove si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza a La Sapienza e all’Accademia Sharoff. Dopo alcuni anni turbolenti, nei quali si iscrive anche all’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio D’Amico” (1957), esordisce in teatro con Caligola di Albert Camus nel 1959, regia di Alberto Ruggiero. Da questo momento comincia una carriera artistica, lunga, controversa, soprattutto di attore e regista teatrale, ma anche di cinema, radio, poesia, drammaturgia e tanto altro. Si sposa con l’attrice Giuliana Rossi, più grande di lui di sei anni, a Firenze nel 1960. La lettura dell’Ulisse di James Joyce, nel periodo vissuto a Firenze, lo affascinerà tantissimo e sarà fondamentale nella formazione del suo pensiero. Dal 1961 al 1963 crea il “Teatro Laboratorio” in un locale di Trastevere a Roma, comincia in questo periodo il lungo sodalizio artistico-sentimentale con l'attrice Lydia Mancinelli, fondamentale nel suo percorso artistico. Figura sempre discussa e controversa, ammirato e contestato dalla critica e dal pubblico, fine dicitore dei versi di Dante, polemico e affabulatore al tempo stesso, osannato e censurato. Indimenticabili le apparizioni in tv a Mixer (1988) e al Maurizio Costanzo Show (1994-1995). L’opera beniniana è vasta e poliedrica, dalle interviste impossibili radiofoniche al cinema, dalle letture della Divina Commedia alle numerose stagioni teatrali, nella duplice veste di attore e di regista. Caligola di Camus, Pinocchio di Collodi, Edoardo II di Marlowe, Amleto, Riccardo III, Macbeth, Romeo e Giulietta, Otello di Shakespeare, Nostra Signora dei Turchi testo di Carmelo Bene, Salomè di O. Wilde, Don Chisciotte di Cervantes, La cena delle beffe di Sem Benelli, Manfred di Byron, per citare solo alcuni degli spettacoli teatrali portati sulle scene in oltre trent’anni di palcoscenico, in varie edizioni e spesso secondo Carmelo Bene. L’uso della voce come strumento teatrale, modulata come pochi, tra ritmo e musicalità, lo sguardo spiritato, magnetico, le sue provocazioni di scena, sono alcuni dei tratti del suo essere attore di teatro. Nel cinema, dal 1967 al 1973, sua la trasposizione di Nostra Signora dei Turchi (1968) film tratto dall’omonimo romanzo, vincitore del premio speciale della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia. Seguiranno i lungometraggi Capricci, Don Giovanni, Salomè, Un Amleto di meno, al suo attivo anche quattro cortometraggi, Hermitage (1968, prima sua opera cinematografica), Il barocco leccese, A proposito di “Arden of Feversham”, Vetriloquio. Celebre la Lectura Dantis per voce solista, la prima di una serie di letture della Divina Commedia, declamata dall'alto della Torre degli Asinelli, il 31 luglio del 1981 per commemorare l'anniversario della strage della stazione di Bologna. E poi le produzioni Rai, attore di cinema e televisione, le registrazioni audiovisive, i dischi, le opere letterarie e gli articoli. Nel 1992 sposa Raffaella Baracchi, miss Italia 1983, dalla quale ha avuto la figlia Salomè. Un matrimonio burrascoso e breve, negli ultimi anni di vita la sua compagna è stata Luisa Viglietti. Nella sua Otranto, il 5 settembre 2001, nel fossato del castello, l’ultimo spettacolo di Carmelo Bene, una memorabile Lectura Dantis della Divina Commedia, accompagnato da Fernando Grillo al contrabbasso. Oggetto di studio, innovatore, carismatico, punto di riferimento per gli appassionati del Grande Teatro italiano, da tanti considerato un maestro, il suo pensiero e la sua poetica si fondono nel teatro, nella sua "macchina attoriale". Atteso da anni, il luogo dedicato a Carmelo Bene, l’archivio-museo è ora una realtà.                          (di S.B.)