Riceviamo e pubblichiamo alcune poesie di Francesco Lioy, giovane poeta salentino, che ha avuto il piacere di rendere partecipe Salentoinlinea delle sue opere. I suoi interessanti e promettenti versi troveranno quindi spazio sulle nostre pagine.

 Biografia

Francesco Lioy, nato a San Pietro V.co il 10 Agosto 2001, è un artista, poeta e musicista salentino. Diplomatosi con lode al Liceo Classico “G. Palmieri” di Lecce e avendo conseguito la laurea triennale con lode in Chitarra al Conservatorio “Tito Schipa” nella stessa città, studia ora alla facoltà di Lettere Classiche dell’Università “Sapienza” di Roma. Dopo aver già avviato la propria carriera artistica con la pubblicazione indipendente di alcune canzoni, è impegnato ora nell’arricchimento della stessa con la pubblicazione delle proprie poesie.

 

 

 

 

 

   Canzone

 

Disperde il silenzio l'ultimo verso

Nell'aula semipiena

E lì nel buio che circonda l'arena

Soggiace il pubblico in trepida attesa,

 Così che penetra quel vuoto terso

 Con mille e più occhi appena

 Distolti dalla ormai tacita scena,

 Lasciata soltanto a una luce accesa.

 All'inchino di resa,

 Cala il sipario sull'atto concluso

 Della tragicommedia

 D'una prima giovinezza finita,

 D'uno spettacolo di trama ardita.

 

 M'ergo e raccolgo applausi inesistenti

 Dalla noia sorgiva

 Della platea di passioni priva,

 Morta nell'anima di cui è privata

 La schiera delle obnubilate menti.

 Qui il mio petto s'apriva

 Alla perpetua disgrazia passiva

 Della troppa folla opaca e indistinta.

 Non sarà mai più cinta

 Alcuna fronte da Apollo recluso,

 Condannato all'inedia,

 Ma se l'alloro porta ancora fiori,

 Per pochi canterò i giorni e gli amori.

 

Scorre il vino nelle mie calde membra

 E scioglie l'atrabile,

 Che spesso mi rende la vita ostile,

 Ma dalla rossa bevanda piegata,

 Nettare, sangue e ambrosia allor mi sembra.

 Poesia gentile

 Quindi sorse con furore febbrile

 E condusse la mia mano ispirata.

 Bacco ha la mano alzata

 E brinda con me alla stella nascente

 Nel nero firmamento,

 Mentre intoniamo un canto d'osteria

 E riempie il calice malinconia.

 

Dinanzi mi sta una candida musa

 Senza nome ancora,

 Ma che dei miei versi il miele assapora

 Coi mille volti tra cui il suo ho dipinto.

 Ah! Sull'Elicona sei tu rinchiusa,

 Tua divina dimora,

 Altare che il mio caldo inchiostro onora

 Dalla tua bellezza sempre più vinto.

 E il mio amore inestinto

 Celebro e continuo a scrivere inquieto,

 Alla morte sottratto

 Dai tuoi occhi e sogno le morbide mani

 Odorose di vite e antichi grani.

 

Chiuse ormai sono le pesanti tende,

 Il teatro svuotato,

Conclusi gli eventi che ho declamato

E solo rimango qui sulla scena.

L'ombra del libro finito risplende: L'oracolo ha parlato,

Rimane il bianco sul foglio graffiato,

Il mio destino la Parca incatena.

 Rimetto la mia pena,

 Come tanti altri titani caduti

 Costretti alla passione,

 Al futuro passionale lettore

 Che ha conosciuto mie gioie e dolore.

 

Ora corri canzone,

Sperdi il mio nome all'italiche genti,

Dall'Olimpo risuona!

Un nuovo poeta quest'oggi è nato,

Qui si consegna al volere del Fato.

 

 Francesco Lioy