Nuovi eccezionali ritrovamenti archeologici emergono dal sottosuolo di Muro Leccese, una delle più grandi città messapiche. Una stanza pavimentata con cinque grandi lastre con decorazioni geometriche a rilievo, probabilmente un unicum in tutti i siti messapici indagati, altarini e dischi fittili sono alcuni dei reperti venuti alla luce in questi mesi grazie alle nuove ricerche rese possibili dalla collaborazione tra Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Brindisi e Lecce e Dipartimento di Beni Culturali dell’ Università del Salento e condotte nel sito di località «Palombara» in regime di concessione del Ministero della Cultura dal Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, sotto la direzione scientifica del professor Francesco Meo. Il Salento leccese, dunque, continua a "regalare" importanti testimonianze del suo passato messapico. In questo caso si tratta di un’area che già nel 2020 era stata oggetto di uno scavo di archeologia preventiva eseguito dalla Soprintendenza. «I recenti rinvenimenti confermano la straordinaria rilevanza dell’area archeologica di località Palombara e il potenziale dell’intero territorio di Muro Leccese - dichiara il Soprintendente, l’architetto Francesca Riccio - che, grazie all’azione sinergica di Soprintendenza, Università del Salento, Comune e istituti di ricerca italiani e stranieri, fin dagli anni ‘90 del secolo scorso è stato teatro di importanti interventi di tutela e di valorizzazione del ricchissimo patrimonio culturale».

Le precedenti indagini avevano messo in luce alcuni ambienti, in uno dei quali era stato rinvenuto un tesoretto di sedici monete in argento di età classica (metà V-metà IV secolo a.C.), uno dei periodi meno conosciuti in tutta la Messapia. Nell’area di indagine erano inoltre emerse due lastre con decorazioni a rilievo che, trovandosi al limite dell’area di scavo, richiedevano ulteriori approfondimenti. Le ricerche dell’Università del Salento, iniziate lo scorso luglio grazie anche alla disponibilità di Giovanni Botrugno, che ha consentito l’ampliamento dello scavo nel terreno di sua proprietà, stanno mettendo in luce un’area straordinaria, nella quale è emersa una stanza pavimentata con cinque lastre di enormi dimensioni con decorazioni geometriche a rilievo, probabilmente pertinenti ad un recinto rituale, che non trova immediati confronti negli altri siti messapici indagati. Dagli scavi provengono inoltre tre altarini in pietra, alcuni elementi architettonici che potrebbero appartenere all’elevato della struttura e tre dischi fittili decorati che dovevano essere appesi alle pareti di questo ambiente, nel quale dovevano svolgersi verosimilmente delle pratiche di culto. I blocchi erano stati gettati in un pozzo, molto probabilmente nel momento in cui i Romani hanno distrutto la città nel corso del III secolo a.C. La cavità sta restituendo anche altre tracce legate al recinto sacro, tra le quali dei louteria, ovvero dei bacini lustrali riccamente decorati nei quali era contenuta l’acqua utilizzata durante i rituali, uno dei quali presenta un’iscrizione. Accanto al pozzo è stata anche rinvenuta una oinochoe (brocca) in bronzo ancora perfettamente integra in buono stato di conservazione, databile al V secolo a.C. I reperti rinvenuti nella campagna di scavo saranno oggetto nei prossimi mesi di ulteriori studi da parte dell’equipe guidata dal professor Meo e porteranno auspicabilmente all’acquisizione di nuove importanti informazioni, essenziali per ricostruire le pratiche comunitarie e di culto degli antichi abitanti della Puglia meridionale. Lo scavo, ancora in corso, terminerà alla fine di settembre e potrà riservare ulteriori sorprese, restituendo dati utili ad arricchire il quadro delle conoscenze sulla Muro Leccese messapica e sulla Messapia tutta.

(Le foto pubblicate sono tratte dalla pagina Facebook Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio Brindisi e Lecce)