
Dice della sua pittura, della sua arte «L’arte nasce prevalentemente come inspiegabile esigenza di comunicare, nonché come rottura.
Tutto ciò che irrompe nella nostra vita e che cattura la nostra attenzione è arte, dalla pittura, alla cinematografia, alla performance e via di seguito.
Ho scelto di seguire la strada della pittura perché in un quadro vi è la possibilità di osservare e soffermarsi attentamente con tutto il tempo di cui se ne sente bisogno. Non solo, un dipinto non crea un giudizio unico, bensì sollecita varie sensazioni. Osservando un dipinto ed anche producendolo non ci si massifica, perché la sensazione che esso susciterà sarà diversa da persona a persona. Davanti ad un quadro non siamo solo spettatori, ma menti attivamente partecipi.
Ci sono vari tipi di comunicazione pittorica, vari tipi di simbolismo, vari obiettivi che questo simbolismo vuole cogliere. La mia pittura attualmente verte in tre direzioni.
La direzione del segno, in cui in un solo soggetto cerco di mettervi tutta l’espressività della pennellata (o del segno); la direzione della critica (“critica” in quanto “descrizione” positiva ed altrettanto negativa, ma anche “critica” in quanto “polemica”, che è anche il motivo per il quale l’arte attualmente esiste), in cui racconto le sensazioni che giornalmente raccolgo dal mio rapporto con le persone che mi circondano o dalla musica che ascolto; è proprio nella direzione della musica che si incanala la mia ricerca in generale.

Dice che l’arte nasce come rottura. Si manifesta nella pittura la rottura con le ossessioni che assillano il nostro essere e, lentamente, lacerano l’anima. Ed il gesto pittorico si fa rottura, fuga da tutto e liberazione finale. È sofferto. E questo lo rende ancor più coinvolgente, vissuto. È passione. È forte. È denso e comunica, perché l’arte è comunicAzione, azione comune che noi condividiamo e comunichiamo. Vede nelle sue opere la possibilità di un’opera aperta e dona ai suoi dipinti una libertà incondizionata, figlia dei “voli” della creatività, che consente ai suoi quadri di non chiudersi in una “gabbia semantica” costruita ad arte dall’artista, ma è proprio l’artista a renderli liberi, liberi di essere.

Lo space dell'artista:
http://www.myspace.com/mariangelaangiefloyd
Francesco Aprile