Una delle regole (sacre) del giornalismo è che nel redigere un articolo detentore di una notizia questa deve essere contenuta nei primi cinque righi al massimo, il pistolotto, ove mai, il redattore lo deve far seguire. Così non tedia il lettore con le proprie considerazioni che, per deontologia, devono comunque attenersi ai fatti, scevre da opinioni. Se possibile. Qui invece anteporrò il pistolotto alla “notizia” dacché la seconda, reiterandosi, non è più mordace. Mi basta un asciugamano e l’ombrellone quando vado al mare, e una gerla con il panino e l’acqua, a debita distanza da lidi chiassosi, con musiche imposte, vociare infastidente, se non sono da solo qualche dialogo da spiaggia, se no un libro. Invece di anno in anno sono costretto a cercarmi nuovi (e impervi) siti perché all’incipienza dell’estate vi hanno piazzato un lido attrezzato, che rifuggo per il costo, per i decibel che produce, per quell’estensione di calca che rappresenta. È vero, posso andare altrove, e, grrr, lo faccio, ma ogni anno sono costretto a sloggiare. A fare il fachiro su scogli irti perché quelli (ancora per poco) lasciano. Le spiagge sempre più striminzite obbligano i non paganti a brulicare come i numerosi topi degli esperimenti costretti negli spazi ristretti per verificarne l’etologia in siffatta situazione. Guarda un po’ diventano nervosi, si azzuffano; i topi...? Peggio della Puglia, al 40% di occupazione vi sono Liguria, Emilia e Campania, 70%. È un po’ come i parcheggi liberi nelle aree urbane, dovrebbero coesistere con “adeguati spazi bianchi” come la legge recita e che dovrebbe essere corretta in “ambigui spazi bianchi”. E dire che il mare era di tutti. Apprendo che anche quest’anno, ed è qui la notizia (non sorprendente ma sempre avvilente), ci saranno ben 12 nuovi lidi altrimenti detti “spiagge attrezzate” (con questa variegata denominazione l’insulto costiero appare meno pervasivo) saranno collocati tra San Pietro in Bevagna e Torre Colimena. E siccome le spiagge non bastano perché in quel tratto della costa ionica, queste si intervallano con la roccia scogliosa, ben due troveranno allocazione anche sugli scogli. Mi aspetto uguali e ulteriori elargizioni costiere lungo tutto il periplo. Ad edulcorare l’esproprio per gli indigeni, si esplicita, nei bandi inerenti alle succitate località, che gli ombrelloni e i lettini al calar del sole dovranno essere rimossi; come dire che il bagnasciuga alla sera sarà restituito alla gente. Sai che consolazione! Quando si dice la beffa oltre al danno. La prorogatio delle concessioni fu oggetto di una sorta di contenzioso con i dettami della legislazione europea al riguardo: ha imposto dal 31.12.2023 che siano subordinate a gara e con previsione temporale di scadenza. Al momento tale prescrizione è elusa rendendo inadempiente l’Italia. Vorrò vedere, per le vecchie concessioni, quanti dovranno mollare l’osso a nuovi attori e quanti, magicamente, saranno i medesimi. Invece per le nuove, una pletora di “imprenditori” della battigia si propongono per il facile business. Ma lo Stato, almeno fa cassa? «Per i lidi sottratti alla libera fruizione si pagano però canoni demaniali bassissimi, a fronte di guadagni enormi. Nel 2016 lo Stato ha incassato poco più di 103 milioni di euro dalle concessioni a fronte di un giro di affari stimato da Nomisma di 15 miliardi di euro annui» (Fonte AGI). Gli amministratori degli enti locali fautori delle concessioni a gogo sostengono che in questo modo si daranno nuovi sbocchi all’economia, ai giovani, e che poi bisogna pensare ai servizi per i turisti, che se no scappano. Intanto rilevo che gli unici aneliti imprenditoriali afferiscono allo sfruttamento del territorio, di fatto depauperandolo. Se poi si va a vedere chi sono i concessionari (ai quali è richiesta anche una formazione apposita per poter... esercitare) assai spesso sono personaggi abbienti, già dediti ad altre lucrose attività sul territorio, che con i lidi e affini incrementano il proprio fatturato. Ai giovani un altro marameo.  I turisti: intanto, per quella settimana o quindicina di vacanza hanno già nel loro budget questo capitolo di spesa, per gli autoctoni, invece, è preclusa la fruizione della costa balneabile. E poi: ci si è chiesto, veramente, cui prodest siffatta economia vacanziera? A giovarsene sono i soliti noti, i turisti sono quelli che con il loro effettivo pullulare hanno reso oltremodo onerosi ristoranti e pizzerie anche per gli abitanti locali che, di fatto, ne sono stati penalizzati. Più che una serata distensiva una sera a cena diventa una penitenza. E poi, nei lidi, dove ti guardano come un morto di fame se ti porti un panino, quando non lo vietano per iscritto, in spregio a sentenze in materia, una frisa col pomodoro te la danno a 10 euro.