
Legittimazione poetica perché è la poesia, nel caso specifico, la prassi, il fare quotidiano, la
necessaria condizione di apertura all'altro, per un linguaggio che, nell'assenza di maschere, si pone all'ascolto e dell'ascolto è dimensione esso stesso dell'essere ascoltato, perché è messaggio da ricevere, ascoltare e trasportare. Creare consapevolezza, insinuarsi nell'atto quotidiano, strappare via comportamenti clientelari, amicali che, di stampo mafioso, abbondano in questi giorni italiani dilaniati, oggi, da crisi e proteste patinate da tg televisivo. C'è un tuffo; è quello delle parole che amano trasparenza, sincerità d'animo, concretezza di gesti e pratiche d'inclusione e accoglienza distribuite nell'indeterminatezza di uno sguardo ch'è portavoce delle responsabilità nostre e altrui su chi ci sta accanto. Quando due sguardi si incontrano si entra in una condizione di reciproca responsabilità ed accettazione. Quando due sguardi si incontrano ci si pone sul piano dello scambio etico delle proprie vite, accuratamente riposte nell'essenza dell'altro. È nell'indeterminatezza di un sistema imbrattato di sangue e timore, che nella cultura del sospetto e dell'escamotage simil mafioso, questa raccolta poetica s'attesta come produzione di una prassi, di una dimensione che è uno spartito volto a comunicare continue danze di suoni di parole di messaggi di consapevolezze d'accudire e crescere e curare. È la poesia un messaggio di legalità e apertura sociale. È la poesia quella condizione umana da ritrovare, in questo tempo d'umanità smarrite dimenticate. È, questa, una lezione, un messaggio da seminare e lasciare a depositare, a crescere, a ritornare.
Francesco Aprile