Dopo dieci anni della legge Bossi-Fini, l’introduzione dei Cie, i Centri di Identificazione ed Espulsione, le recenti morti dei naufraghi nel Canale di Otranto, le proteste degli extra-comunitari sfruttati nei campi del Salento per la raccolta delle angurie si riaccendono i riflettori su una questione sociale molto importante ma che il governo ha affrontato in un modo controverso tanto da poter parlare di “razzismo istituzionale”. Malgrado le riforme approvate dalla Regione Puglia per debellare il problema del caporalato denunciato lo scorso anno da Yvan Sagnet, portavoce di 400 immigrati sfruttati nel campo di Boncuri, a Nardò, che organizzò una clamorosa manifestazione per far valere i propri diritti e che lo ha raccontato anche nel testo “Sulla pelle viva” (recensito già in questa rubrica) i problemi si sono ripresentati. Ulteriori soprusi, infatti, da parte degli imprenditori nei confronti degli extra comunitari si sono verificati in questi giorni. Un’altra iniziativa culturale riguardo il delicato tema si è svolta nel mese di gennaio a Otranto, dove è stata organizzata un importante rassegna artistica. Si trattava della rivalutazione della motovedetta “Kater I Rades” sulla quale nel 1997 si imbarcarono centinaia di profughi albanesi per raggiungere le coste salentine ma il destino fu crudele con loro che non approdarono mai sulla nostra terra. Questa tragica vicenda è stata raccontata nel libro “Il naufragio” scritto da Alessandro Leogrande, anche questo menzionato nella sezione letteraria di “Salento in Linea”. Per non far spegnere quel faro che illumina le menti dei viaggiatori che intendono vivere un’esistenza nella consapevolezza consigliamo un’altra lettura: “Piccoli Profughi” scritto da Alessandro Santoro e Edison Duraj, edizioni Oistros. Come si può intuire dal titolo che evoca un argomento che coinvolge tutti, fra le pagine del libro c’è il racconto descritto dagli autori attraverso interessanti citazioni del Don Chisciotte di Cervantes di un bambino albanese, Edison, approdato nel Salento a soli 9 anni. Il fanciullo dopo le traumatiche esperienze nei centri di accoglienza inizia un percorso scolastico che gli consente di scoprire la passione teatrale. Durante gli anni della scuola media “Galateo” di Lecce, infatti, segue un laboratorio di teatro curato dalla madre di Alessandro, regista di teatro sociale e insegnante. L’incontro è sensazionale perché consente ad entrambi di esprimere il proprio mondo interiore attraverso la recitazione. Il libro stesso introdotto da una firma d’eccellenza ossia Domenico Laforgia, rettore dell’Università del Salento, è suddiviso in 12 capitoli e racconta la storia di chi come il ragazzino ha vissuto l’esperienza del viaggio della speranza su un barcone e che ha subito l’emarginazione ma che tuttavia ha visto anche gesti nobili di accoglienza da parte di chi crede nella ricchezza del diverso e si batte nella propria quotidianità nel rispetto dei diritti dell’essere umano. La casa editrice Oistros che prende il nome dalla compagnia teatrale è nata per riportare nero su bianco i molteplici progetti di un’associazione impegnata in una sorta di rinascita culturale attraverso il racconto di vite straordinarie come quelle di Edison.

di Paola Bisconti