Chi ha avuto modo (e piacere) di leggere Tra zanne e artigli, il romanzo d’esordio della giovane scrittrice salentina Viviana Leo edito per i tipi di Albatros, non resterà certamente deluso dalla sua seconda fatica, Lacrime d’argento (Sangel). In questa nuova creatura della sua pregevole fantasia l’autrice ha saputo mantenere intatti il gusto narrativo, la scioltezza del linguaggio e lo stile descrittivo che ne caratterizzano la «penna», scegliendo di ambientare una storia surreale in una Lecce lontana dall’ombra del Barocco e dagli echi della movida cittadina per dare spazio ad un fantasy «garbato» in cui tutto è concentrato sulla storia, senza distrazioni indotte da inutili fronzoli e la storia è animata da personaggi «giusti al posto giusto»: la protagonista Violet, che della caccia al vampiro ha fatto la sua missione di vita, si ritrova a combattere con una «spalla» della quale finirà per esserne inconsapevole protettrice e personaggi comprimari che colorano la trama del romanzo con sfumature di dinamismo e spesso di sarcasmo. I vampiri di Viviana Leo sono quasi impercettibili: sono esseri umani innanzitutto, che con essi si incontrano e si scontrano, passati ad una semi vita per scelta o per casualità, attratti da un sangue che non scorre lugubremente nelle pagina ma che l’autrice lascia intravedere al lettore, permettendo per questo di accattivare non soltanto l’appassionato del genere. Lacrime d’argento è dunque la conferma del piacere di leggere Viviana Leo, che sceglie di scrivere romanzi moderni in contesti realistici e che potrebbe con questo libro inaugurare una nuova saga che aprirebbe orizzonti infiniti verso nuove e appassionate storie dove i personaggi «satelliti» potrebbero diventare, chissà, anche protagonisti. Se ciò accadrà, non potremo che esse lieti di scriverne. Giuseppe Pascali