E anche quest'anno la Notte della Taranta ha fatto centro. Le sonorità balcaniche del maestro Goran Bregovic hanno lasciato il segno. Tanta la gente accorsa per la 15° edizione; se negli ultimi anni c'erano centomila presenze, quest'anno pensiamo che ce ne fossero molte di più. In un trambusto da stadio e caroselli di danze sfrenate, tamburelli e divertimento ovunque, la pizzica si è fusa con la musica balcanica, molto ritmata e meno psichedelica rispetto agli ultimi anni. Tanti gli ospiti dell'ex Jugoslavia. Le bande musicali - quella di Racale e quelle balcaniche - hanno fatto da ponte immaginario sull'Adriatico, unendo due culture musicali diverse e allo stesso tempo molto vicine. Il risultato finale è stato ancora una volta un concertone diverso dai precedenti e divertente.
Ma a fine festa c'è stato anche il rovescio della medaglia a cui non avremmo voluto assistere e che accenniamo solamente: montagne di rifiuti, ubriachi fradici, malori, sirene. Lo spettacolo indecoroso del dopo concerto ci ha lasciati un po' perplessi. Tra i momenti più belli della lunga serata segnaliamo l'omaggio personale di Bregovic a "Bella ciao", inno alla libertà di tutti i popoli, e l'immancabile "Kali Nifta". Una folla oceanica, morsa dalla Taranta, si è divertita ballando con organetti e tamburelli fino all'alba, dando senso e vita al motto della serata di Bregovic:"Chi non diventa pazzo, non è normale".
di Stefano Bonatesta