I tempi che viviamo non sono dei migliori, neppure nella nostra città. Oggi, però, voglio farvi e voglio farmi un regalo: donare a tutti noi una parentesi lieta, un momento da ricordare, un giorno da registrare tra gli eventi più belli della nostra storia. Perché oggi diventa nostro concittadino, leccese doc, un uomo che noi tutti abbiamo sempre apprezzato e stimato per la sua grande arte, ma poi, dopo averlo conosciuto e frequentato personalmente, anche per la sua profonda umanità e la sua grande generosità.
Una generosità che lo ha portato prima a scegliere Lecce come set e location riconoscibile – identità più volte rimarcata, come a sottolineare appunto un segno di appartenenza intima – del suo ultimo film, “Mine vaganti”. Quindi anche a dare grande popolarità al nostro territorio in tutti quei Paesi del mondo in cui la pellicola è stata acquistata. Senza considerare i premi di riflesso – diciamo così – che Lecce ha avuto ogni volta che il film è stato insignito di riconoscimenti illustri: solo da ultimo quello speciale del “Tribeca Film Festival” di New York diretto da Robert De Niro, premio che – oltre a far ridere anche l'America per le vicende tristi e insieme comiche della famiglia Cantone – sta contribuendo a rafforzare quell'immagine di “Lecce città bella da vivere” già riconosciuta qualche mese fa dalla guida “Best Travel” della casa editrice australiana “Lonely Planet”, che ci ha collocati tra le dieci destinazioni più desiderabili del mondo in fatto di vacanze.
Ma non è solo di questo che voglio parlare oggi. Perché “Mine vaganti”, straordinario spot delle bellezze di Lecce nel mondo e opera che ci fa insieme ridere e piangere per la complessità e la delicatezza dei temi trattati, è stato anche un'occasione di lavoro per molti salentini. Una parentesi professionale, seppure limitata rispetto alla situazione di disagio generale in cui versano molte famiglie e molti giovani disoccupati, per testare con successo la competenza, la professionalità e la voglia di fare di dei salentini, che di talento, estro e creatività ne hanno da vendere.
E poi “Mine vaganti” ha avuto anche questo merito: ci ha indicato una strada, un cammino che in fondo asseconda la reale vocazione di Lecce città d'arte e di cultura. E forse per questo, alla fine, si è creato lo straordinario feeling tra il nostro nuovo concittadino e questa città: per identità di identità, mi si passi il gioco di parole. Perché Ferzan Ozpetek ha saputo cogliere e riconoscere le peculiarità di Lecce, nel bene e nel male, così come Lecce ha colto e riconosciuto la sensibilità del regista, del cast, di tutta la produzione del film. Si è creato questo processo di osmosi per cui Ferzan ha adottato Lecce, Lecce ha adottato Ferzan: ed è stato amore. Un amore che non avrebbe mai potuto non imprimersi su quella pellicola, ed è stato infatti quell'amore, quel feeling ricambiato, a decretare il successo del film. Ma anche a farci desiderare fortemente di sancire in qualche modo questo sentimento, quest'amicizia forte e ricambiata, che Ferzan Ozpetek non ha mai mancato di sottolineare ad ogni presentazione del film, ad ogni intervista, ad ogni premio ricevuto. Rimarcando quanto sia bello e dolce vivere a Lecce, e quanto a Lecce si sia sentito e si senta a casa sua: insomma, un contributo decisivo per l'immagine e la promozione della nostra città. Ed è per questo che Ferzan Ozpetek, oggi, diventa cittadino leccese. Grazie, Ferzan.
Una generosità che lo ha portato prima a scegliere Lecce come set e location riconoscibile – identità più volte rimarcata, come a sottolineare appunto un segno di appartenenza intima – del suo ultimo film, “Mine vaganti”. Quindi anche a dare grande popolarità al nostro territorio in tutti quei Paesi del mondo in cui la pellicola è stata acquistata. Senza considerare i premi di riflesso – diciamo così – che Lecce ha avuto ogni volta che il film è stato insignito di riconoscimenti illustri: solo da ultimo quello speciale del “Tribeca Film Festival” di New York diretto da Robert De Niro, premio che – oltre a far ridere anche l'America per le vicende tristi e insieme comiche della famiglia Cantone – sta contribuendo a rafforzare quell'immagine di “Lecce città bella da vivere” già riconosciuta qualche mese fa dalla guida “Best Travel” della casa editrice australiana “Lonely Planet”, che ci ha collocati tra le dieci destinazioni più desiderabili del mondo in fatto di vacanze.
Ma non è solo di questo che voglio parlare oggi. Perché “Mine vaganti”, straordinario spot delle bellezze di Lecce nel mondo e opera che ci fa insieme ridere e piangere per la complessità e la delicatezza dei temi trattati, è stato anche un'occasione di lavoro per molti salentini. Una parentesi professionale, seppure limitata rispetto alla situazione di disagio generale in cui versano molte famiglie e molti giovani disoccupati, per testare con successo la competenza, la professionalità e la voglia di fare di dei salentini, che di talento, estro e creatività ne hanno da vendere.
E poi “Mine vaganti” ha avuto anche questo merito: ci ha indicato una strada, un cammino che in fondo asseconda la reale vocazione di Lecce città d'arte e di cultura. E forse per questo, alla fine, si è creato lo straordinario feeling tra il nostro nuovo concittadino e questa città: per identità di identità, mi si passi il gioco di parole. Perché Ferzan Ozpetek ha saputo cogliere e riconoscere le peculiarità di Lecce, nel bene e nel male, così come Lecce ha colto e riconosciuto la sensibilità del regista, del cast, di tutta la produzione del film. Si è creato questo processo di osmosi per cui Ferzan ha adottato Lecce, Lecce ha adottato Ferzan: ed è stato amore. Un amore che non avrebbe mai potuto non imprimersi su quella pellicola, ed è stato infatti quell'amore, quel feeling ricambiato, a decretare il successo del film. Ma anche a farci desiderare fortemente di sancire in qualche modo questo sentimento, quest'amicizia forte e ricambiata, che Ferzan Ozpetek non ha mai mancato di sottolineare ad ogni presentazione del film, ad ogni intervista, ad ogni premio ricevuto. Rimarcando quanto sia bello e dolce vivere a Lecce, e quanto a Lecce si sia sentito e si senta a casa sua: insomma, un contributo decisivo per l'immagine e la promozione della nostra città. Ed è per questo che Ferzan Ozpetek, oggi, diventa cittadino leccese. Grazie, Ferzan.