Naïm Kattan, Addio Babilonia
È come se Kattan mi avesse fatto conoscere l’intimità di Bagdad. Un’intimità nascosta negli angoli risparmiati dalle distruzioni delle varie guerre, dal cemento armato e dai monumenti del
regime trionfante.
C’è un’angoscia palpabile nel suo libro. È la storia di una dolorosa, forzata rinuncia a un mondo che sembrava irrinunciabile. Egli descrive come il cuore dell’Iraq facesse parte dell’anima ebraica. Della sua anima di ebreo nato a Bagdad.
dall’introduzione di Bernardo Valli
Ambientato nei primi anni Quaranta, Addio Babilonia è un romanzo autobiografico, spaccato della Bagdad dell’epoca vista attraverso gli occhi di un ebreo adolescente alle prese con le donne (velate e irraggiungibili o prostitute delle case chiuse nel Medan), con gli amici, con l’aspirazione di diventare scrittore.
È una Bagdad in cui i giovani intellettuali, musulmani ed ebrei, si riuniscono nei caffè lungo il Tigri sognando un nuovo Iraq, col desiderio di conoscere l’Europa, fosse solo per passeggiare lungo la Senna con una ragazza, e recitarle versi d’amore dei grandi poeti arabi.
Kattan fa rivivere, con sguardo intenzionalmente spensierato e persino incosciente, una città ormai scomparsa, e racconta gli ultimi giorni di una Bagdad in cui gli ebrei convivono da millenni con gli arabi, tra contrasti, complicità e passioni condivise, sullo sfondo della nascita dello Stato d’Israele.
Herman Melville, Le Encantadas o Isole Incantate
Nati come racconti d’avventura e di caccia, i frammenti narrativi di The Encantadas or Enchanted Isles, pubblicati nel 1854, rappresentano una svolta nella carriera di Melville.
Esaurita l’enorme impresa di Moby-Dick, lo scrittore realizza un preciso progetto narrativo fatto di dieci sketches che intrecciano storia naturale e meditazione morale, geografia e marineria, racconti di pirati e storie di naufragi.
Le Isole Incantate, ossia l’arcipelago delle Galápagos, sono lande deserte e selvagge, circondate da un mare che non è più frontiera aperta, ma circuito di acque chiuso e labirintico, dove vivono creature mostruose, come le iguane o le enormi tartarughe terrestri, e si intrecciano storie di bucanieri, di navi fantasma e di relitti.
The Encantadas, a metà fra reportage e racconto, documento e invenzione, è un’opera di conflitti e di lotte, che svela un autore pensoso e ironico, luttuoso e sognante, straordinariamente moderno.
È come se Kattan mi avesse fatto conoscere l’intimità di Bagdad. Un’intimità nascosta negli angoli risparmiati dalle distruzioni delle varie guerre, dal cemento armato e dai monumenti del
regime trionfante.
C’è un’angoscia palpabile nel suo libro. È la storia di una dolorosa, forzata rinuncia a un mondo che sembrava irrinunciabile. Egli descrive come il cuore dell’Iraq facesse parte dell’anima ebraica. Della sua anima di ebreo nato a Bagdad.
dall’introduzione di Bernardo Valli
Ambientato nei primi anni Quaranta, Addio Babilonia è un romanzo autobiografico, spaccato della Bagdad dell’epoca vista attraverso gli occhi di un ebreo adolescente alle prese con le donne (velate e irraggiungibili o prostitute delle case chiuse nel Medan), con gli amici, con l’aspirazione di diventare scrittore.
È una Bagdad in cui i giovani intellettuali, musulmani ed ebrei, si riuniscono nei caffè lungo il Tigri sognando un nuovo Iraq, col desiderio di conoscere l’Europa, fosse solo per passeggiare lungo la Senna con una ragazza, e recitarle versi d’amore dei grandi poeti arabi.
Kattan fa rivivere, con sguardo intenzionalmente spensierato e persino incosciente, una città ormai scomparsa, e racconta gli ultimi giorni di una Bagdad in cui gli ebrei convivono da millenni con gli arabi, tra contrasti, complicità e passioni condivise, sullo sfondo della nascita dello Stato d’Israele.
Herman Melville, Le Encantadas o Isole Incantate
Nati come racconti d’avventura e di caccia, i frammenti narrativi di The Encantadas or Enchanted Isles, pubblicati nel 1854, rappresentano una svolta nella carriera di Melville.
Esaurita l’enorme impresa di Moby-Dick, lo scrittore realizza un preciso progetto narrativo fatto di dieci sketches che intrecciano storia naturale e meditazione morale, geografia e marineria, racconti di pirati e storie di naufragi.
Le Isole Incantate, ossia l’arcipelago delle Galápagos, sono lande deserte e selvagge, circondate da un mare che non è più frontiera aperta, ma circuito di acque chiuso e labirintico, dove vivono creature mostruose, come le iguane o le enormi tartarughe terrestri, e si intrecciano storie di bucanieri, di navi fantasma e di relitti.
The Encantadas, a metà fra reportage e racconto, documento e invenzione, è un’opera di conflitti e di lotte, che svela un autore pensoso e ironico, luttuoso e sognante, straordinariamente moderno.