I corsi di scrittura creativa riscuotono sempre grande successo, tant’è che «fioriscono» in abbondanza, non solo nelle grandi città ma anche nei piccoli centri, il che rende lecito chiedersi se non finiscano ormai per rappresentare più un business che altro. Al contrario, corsi e gruppi di lettura sono in genere in numero limitato, o comunque faticano a radicarsi, come se non fosse importante alimentare e condividere il proprio patrimonio di immagini interiori. La società in cui siamo immersi ci ha «educati» alla convinzione che parlare, esternare, tirar fuori sia fondamentale … ma non altrettanto il silenzio fecondo dell’ascolto e della ricezione. Per questo un’esperienza come quella del gruppo di lettura degli Orti di Guerra dell’associazione leccese Ammirato Culture House è particolarmente felice e preziosa. Il gruppo di lettura prende il nome da una raccolta di racconti di Edoardo Albinati pubblicata in prima edizione nel 1997. Così lo scrittore definiva il suo esperimento: «un’economia di guerra applicata alla prosa. Nel piccolo formato ho versato e mischiato le esperienze più diverse, molte delle quali non mie ma sentite raccontare, ascoltate casualmente o lette o viste». Il gruppo è un organismo nato dall’incontro di persone unite dalla passione per la lettura e dalla convinzione che questa, se condivisa, quasi per «contagio», moltiplica e fa attecchire esperienze e racconti. L’appuntamento con gli Orti di Guerra dell’ACH è il venerdì alle 18,30; ciascuno porta «in dono» al gruppo un testo di qualsiasi natura (storie, cronache, ritagli di giornale, schegge tv, massime filosofiche, lettere, frammenti di diario, canzoni, prose minime …) inerente un tema concordato la settimana precedente. S’innescano così «a cascata» suggestioni, rimandi, riflessioni a voce alta che «fertilizzano» l’immaginario di ognuno e dell’insieme. Gli Orti di Guerra sono una delle tante buone prassi promosse dall’Ammirato Culture House per sollecitare la partecipazione della collettività e intessere un rapporto stretto e proficuo con gli abitanti del quartiere Santa Rosa. L’associazione, si legge sul sito, «è stata creata per rafforzare il lavoro in rete tra attori culturali, incrementare la progettazione condivisa, attivando conoscenze, competenze e risorse del territorio in maniera sinergica e collaborativa, al fine di produrre trasformazione urbana nella vita delle comunità». In tal senso un particolare rilievo assume l’iniziativa del Quartiere Ammirato nata, spiegano con l’intento di «intensificare le nostre relazioni con il vicinato, addentrarci nella vita del rione, scoprirne i luoghi più emblematici, le persone, le storie, capirne la trasformazione e seguire i cambiamenti in atto. Lo faremo attraverso il teatro, con una compagnia di attori che si formeranno e che raccoglieranno le storie di vita degli abitanti di Quartiere Ammirato e su quelle formeranno il proprio repertorio, lo faremo con un giornale mensile di quartiere, spazio di auto rappresentazione e piattaforma di osservazione che troverà momenti di approfondimento in un blog, lo faremo con artisti relazionali, con le cene sociali, con il progetto della biblioteca condominiale, il recupero del giardino, e con una programmazione di momenti di studio e dibattito aperti e gratuiti, con una serie di servizi offerti alla comunità, ed orientati a costruire un senso di appartenenza e di condivisione ». Quartiere Ammirato rappresenta, insomma, un « modo per porci delle domande, uno strumento di conoscenza che utilizza diverse voci e si nutre del confronto tra approcci e discipline differenti […] un tentativo per sperimentare pratiche collaborative e partecipative, per costruire una comunità». L’auspicio è quindi che l’esperienza degli Orti di Guerra si consolidi e veda ampliare ulteriormente partecipazione e coinvolgimento dei singoli, recuperando di conseguenza quel senso di interazione e appartenenza alla collettività che negli ultimi anni si è progressivamente sgretolato sotto i colpi di un atomismo sempre più spinto e accentuato.