Debutterà questa sera ad Otranto, nella splendida cornice dei Fossati del Castello Aragonese, l’opera popolare “Ottocento” liberamente ispirata al romanzo di Maria Corti “L’ora di tutti”, che narra il drammatico assedio di Otranto del 1480 da parte dei Turchi e la decapitazione di ottocento uomini della città salentina che rifiutarono di convertirsi alla religione islamica.
Lo spettacolo, prodotto da Farm in collaborazione con il Comune di Otranto e con il patrocinio della Regione Puglia, vuole cogliere la componente realista della stesura e lo spirito avventuroso della vicenda attraverso le sonorità di un’opera popolare che tra parti recitate, brani cantati e coreografie, ridarà vita a una storia che pochi conoscono.
Gli abitanti di Otranto, allora uno dei porti più importanti della regione, seppero difendersi per diversi giorni prima di cedere all’invasione e questa resistenza consentì all’esercito del re di Napoli di organizzarsi e avvicinarsi a quei luoghi, impedendo che le truppe turche dilagassero per la Puglia. Quel sacrificio di ottocento pescatori, artigiani, pastori e agricoltori ,uomini di una città periferica, caduti nella rete di un grande destino, ancora oggi non ha ricevuto il riconoscimento che meriterebbe.
La prima nazionale dello spettacolo in programma questa sera alle ore 21.30, e le due repliche, sempre a Otranto, l’8 e il 9 agosto, si svolgeranno nei dei Fossati del Castello dove è stato allestito un vero e proprio teatro che potrà ospitare 1000 spettatori. La produzione ha voluto coinvolgere nella realizzazione di “Ottocento” gli abitanti della città: molti parteciperanno come comparse allo spettacolo e alcuni sono i discendenti degli otrantini che difesero la città.
Otranto, fonte di ispirazione e palcoscenico ideale per il “lancio” dell’opera, è ricostruita come luogo della memoria e della fantasia e la rappresentazione diventa un viaggio nel territorio delle emozioni, con la paura dell’invasione, del nuovo, di quello che potrebbe modificare la nostra vita, nel bene e nel male.
La ricchezza dei registri linguistico-stilistici fa del libro della Corti una “partitura musicale”. Il testo si tramuta in copione, le note e i commenti in regia. Le riflessioni e gli stati d’animo sono fonte ispiratrice per le canzoni dei protagonisti e per i cori. Otranto è descritta dalla penna della scrittrice in maniera nuova e metaforica, attraverso il racconto di cinque personaggi intrecciati tra loro. Ogni racconto è narrato in prima persona dai vari protagonisti legati a varie vicende. Nella prima parte è narrata la storia di un pescatore di nome Colangelo. Questi, con tutti i suoi compagni, era di guardia sulle mura della città e per difenderla sacrificò la propria vita.
Nel secondo racconto il personaggio principale è il capitano Zurlo, il governatore di Otranto. Anche lui, nell’intento di difendere la propria terra, muore.
Protagonista del terzo episodio è una donna: Idrusa, la bellissima vedova di un uomo che non amava, uccisa mentre cercava di salvare un bambino catturato da un soldato turco.
Nel quarto episodio troviamo Nachira, che faceva parte del gruppo degli ottocento otrantini che rifiutarono di convertirsi e morirono decapitati.
La sezione conclusiva del romanzo è dedicata al ritorno alla vita della città dopo la liberazione dai Turchi ed è raccontata da Aloise de Marco.
Franco Battiato ha supervisionato ogni aspetto della produzione, dai costumi alle musiche. In particolare ha seguito la fase di composizione realizzata dal pianista Francesco Libetta e da Angelo Privitera, stretto collaboratore di Battiato, che ha curato arrangiamenti e orchestrazione.
Le musiche verranno eseguite da una ensemble dal vivo, l’Otranto orchestra. I 40 elementi del coro “Voces Terra d’Otranto” nello spettacolo saranno interpreti del popolo otrantino, dei turchi saraceni, dei soldati spagnoli e dei frati del Convento di Casole.
Lo spettacolo ha l’impostazione di un’opera popolare che, quindi, procede con un soggetto essenzialmente recitato e con delle parti cantate da solisti e coro.
Le parti danzate sono affidate a Fredy Franzutti che cura anche la regia dello spettacolo. Interpreti saranno i 20 danzatori del Balletto del Sud, mentre le coreografie sono una sintesi di tradizione popolare, accademismo formale, elementi di danze orientali.
La Corti descrive la città come “costruita di pietra bianca, porosa e robusta insieme”. Le scene sono realizzate con speciali videoproiettori che riproducono sulle grandi mura del castello una scenografia virtuale ispirata alle opere pittoriche di Nino Della Notte, uno dei più grandi pittori salentini, che ha saputo raccontare la propria terra in modo nuovo e carico di suggestioni.