Spettacolo-Documentario che si sofferma sull’universo femminile che vive dentro e intorno l’Ilva di Taranto


Parlare del mostro siderurgico che da anni sta distruggendo la vita dei cittadini tarantini a causa di un inquinamento senza limiti è un atto di giustizia nei confronti di tutti coloro che ogni giorno hanno a che fare con le drastiche conseguenze dovute alla produzione dell’acciaio nel più grande polo siderurgico d’Europa che sorge nel cuore della città dei due mari.


Taranto, un tempo capitale della Magna Grecia, merita di risplendere e di tornare a vivere delle proprie bellezze paesaggistiche, del suo incantevole centro storico, del suo splendido mare, delle risorse della sua terra. È da troppo tempo che il capoluogo pugliese ha smesso di sognare a causa di un’acciaieria nata come un’industria statale sotto il nome di Italsider in seguito diventata di proprietà del gruppo Riva.


Oggi Taranto, stando alle statistiche, è una delle città più inquinate d’Italia, e fra chi lotta per tenersi stretto un posto di lavoro e chi combatte ogni giorno contro le malattie tumorali c’è chi ha deciso di far parlare le donne, le “titane” di questa battaglia. L’attrice Roberta Natalini, il giornalista Maurizio Distante e la video  maker Silvana Padula hanno realizzato un progetto che presta attenzione alle voci delle madri, mogli, figlie e fidanzate di coloro che lavorano all’interno della mega azienda o che vivono intorno all’impresa.


Tutto ha avuto inizio il 16 ottobre scorso proprio nell’epicentro di questo terremoto mediatico e giudiziario, dove sotto un cielo plumbeo e un’atmosfera quasi surreale sono iniziate le riprese del video. Il percorso si concluderà a marzo con la messa in scena di una pièce teatrale durante la quale i monologhi di Roberta Natalini saranno accompagnati dalla musica del pianista Danilo Leo. “Le Rose d’acciaio” è un’iniziativa che attraverso la  pagina facebook: http://www.facebook.com/LeRoseDacciaio?fref=tsive , promuove i passaggi salienti di questo iter sui generis nato dalla volontà di tre ragazzi che pur non essendo originari di Taranto hanno avvertito la necessità di ascoltare le testimonianze delle donne dalle quali emerge una profonda sensibilità. Ecco perché la scelta di usare l’immagine della rosa, simbolo per antonomasia della delicatezza femminile, accostata all’acciaio, materia prima prodotta dall’Ilva.
Lo spettacolo andrà in scena il 7, il 14, il 21 aprile nei teatri delle province di Lecce, Brindisi e Taranto. Per sostenere le spese gli ideatori hanno colto un innovativo metodo di raccolta fondi, si chiama crowd funding, un processo collaborativo che invita chiunque a partecipare al progetto versando una piccola quota attraverso la piattaforma “Produzioni dal basso”: http://www.produzionidalbasso.com/pdb_1908.html. Ciascuno di noi può così diventare co-autore del documentario e ricevere una copia del cd dove comparirà il proprio nome fra i titoli di coda.


Mentre il governo e la magistratura si  prodigheranno a risolvere una delle questioni più difficili affrontate fino ad ora, tra chi tenta di far riavere liquidità all’azienda, chi intende attenuare il ricorso alla cassa integrazione e chi ancora garantisce una bonifica occorre ascoltare le voci dei cittadini che attraverso “Le rose d’acciao” parlano e si raccontano per confrontarsi e non essere più vittime di ingannevoli compromessi e speculazioni fondate su “leggi ad aziendam” varate per consentire a chi di giorno fingeva di rispettare le regole e di notte inquinava senza esitazione.

Paola Bisconti