La settima stella, edito da Besa, è l’ultimo lavoro di Maria Pia Romano. L'autrice/giornalista ha già pubblicato Linfa (1998), L'Estraneo (2005), Onde di Follia (2006), Il funambolo sull'erba blu (2008).

Con questa sua ultima fatica l'autrice ci conduce in un mondo in cui le parole diventano espressione dei sentimenti ed affidano la loro forza comunicativa al mare, al suo fluire, alle sue storie.
La settima stella è un libro in cui l'autrice fa ricorso alle parole che sgorgano come mare, dal suo corpo, prendono vita. Se la vita nasce dall'acqua, allora anche le parole, che in questo lavoro sono vita, potevano e dovevano nascere solo dall'acqua, in questo caso dalla imponente vastità del mare che si fa portatore di dualità: acqua, come nascita delle parole, acqua come il silenzio di un'onda che nessuno può ascoltare, come la sua imponenza e forza, perché le parole usate dall'autrice sono forza e vastità d'orizzonte.
Se la vita nasce dall'acqua queste parole vivono in simbiosi, dunque, fra silenzio e mare. Sono parole che nel loro essere tali, e dunque suono, non esistono, inseguendo vortici e frenesie che di una terra, il Salento, sono cifra stilistica. Di tutto ciò l'autrice conserva memoria e ne fa parola. Come, prima di lei, Carmelo Bene parlava di una Chiesa (Santa Croce) che esiste solo nella sua facciata ed è il nulla al suo interno perché non esiste e rappresenta il Dio inesistente, allo stesso modo Maria Pia Romano parla di "un rosario che non c'è", affronta le sue parole che esistono nel loro esser tali, quindi suono, quindi mare, ma non esistono, divenendo non rappresentabili, non udibili, nel loro esser silenzi.
E c'è un continuo rimando al Salento, all'amore per la sua terra. C'è Bodini e il suo lirismo, c'è Carmelo Bene, ma c'è anche il mondo. C'è Lorca. La poesia assume toni diversi. E sembra d'ascoltare il verso del mare.

Francesco Aprile