Martignano (LE) - 27 dicembre 2008 – 18 gennaio 2009

 
  “Il tamburo è un’invenzione della prima età della pietra e simboleggia fin dalle sue origini la massima potenza. Questa non va però intesa semplicemente come dominio esteriore o materiale. Perché è “potenza” anche la creatività puramente spirituale o biologica.
“Il tamburo di forma più antica, mediante il quale quella potenza si manifesta, è uno strumento cultuale il cui suono riproduce la forma più pura e più astratta di tutti i ritmi vitali creatori e ordinatori.”

(Marius Schneider-Il significato della musica, Rusconi, Milano 1987, p.231)

Il tamburo a cornice  è di gran lunga il membranofono più diffuso ed importante nella musica italiana di tradizione orale e, come la mano che batte sul tamburello scandisce quel ritmo denominato Pizzica o Taranta nel Salento, così batte per scandire la Tarantella Napoletana,  quella Calabrese, quella Siciliana ecc. tutte con tecniche e strutture (dello strumento) diverse.
Nelle sue varie forme, è presente anche in Nord Africa, in Spagna, in Grecia, nei Balcani ecc. I tamburi a cornice sono costituiti da una o due membrane (pelli) tese su una semplice cornice o telaio. Questo, costruito in legno sottile, è di solito poco profondo: ciò comporta che, una volta battuta la pelle, la risonanza sia piuttosto debole. La cornice è circolare, ma si possono trovare anche altre forme; altre caratteristiche le troviamo sui tamburi a cornice popolari che hanno, per esempio, dei piattini o sonagli o rami  fissati ai bordi della cornice stessa.
Questa mostra che visiterete è un vero e proprio viaggio nel mondo affascinante di questo strumento che tra i tanti problemi di continuità e stabilità nel tempo sopravvive ancora  oggi. Il suo è un viaggio lunghissimo nella storia: dai Sumeri agli Egiziani, dai Babilonesi agli Assiri, dal Medio Oriente all’Antica Grecia, sino alle terre della nostra penisola.
Un percorso che ci accompagna da una tecnica di costruzione più tradizionale ad una più moderna, che oggi rappresenta il lavoro apprezzato di alcuni costruttori (Davide Torrente, Pantaleo Marra, Rocco Luca e Vito Giannone): un lavoro che esalta differenze e similarità per dimensioni, membrane, ancoraggi della pelle alla cornice, chiodi, controfasce applicate alla cornice, tiranti, idrofoni: elementi fondamentali nella costruzione di questo meraviglioso strumento che da secoli accompagna la cultura della danza, della musica,  dei canti e dei riti dei popoli.                            
Allestimento a cura di Antonella Conte, Pantaleo Rielli, Gabriella De Luca, Alessandro Rielli (Parco Turistico Culturale Palmieri) e Luigi Giannuzzi (Arakne Mediterranea)

La Mostra sarà aperta al pubblico fino al 18 gennaio 2009, tutti i giorni (festivi su prenotazione)
dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 19,00.
 
Gianluca Calò