Domenica 25 ottobre la Masseria San Biagio (strada provinciale Borgagne - Calimera), in collaborazione con la Provincia di Lecce, ospita lo spettacolo "La cantatrice calva". Ingresso libero.

LA CANTATRICE CALVA
uno spettacolo di SOMNIA THEATRI
liberamente ispirato a “La Cantatrice Calva” di E. Ionescu
Iniziativa promossa dalla Regione Puglia Assessorato al Mediterraneo in collaborazione con Somnia Theatri

Regia e progetto di Federico De Giorgi
Con Azzurra Buttazzo, Luca Colaci, Emilio Cozza, Antonio Nicolardi
Maschere di Antonio Verri



L’opera di Ionescu, scritta nel 1950, è una rappresentazione odierna molto esaustiva ed interessante della decadenza umana e della non comunicazione. In scena viene scandito un tempo in cui si consumano parole ed atteggiamenti dei protagonisti grossolane, profondamente senza senso, oltre i limiti dell’ignoranza. Sono i dialoghi dell’assurdo, di quel teatro di cinquant’anni fa che in realtà, con una vera osservazione, non è più assurdo dei giorni d’oggi, nella banalità delle realtà quotidiane.cantatrice
Un uomo ormai morto nella sua capacità critica e conoscitiva, la stupidità dei discorsi superficiali a cui ogni giorno si da, un abbruttimento ed impoverimento del pensiero e della dialettica dovuto alla pigrizia, alimentata quest’ultima soprattutto dall’insetticida dell’informazione, delle televisioni . Un uomo, ipnotizzato dalle onde magnetiche, in grado di non sviluppare nessuna filosofia di vita se non quella del consumismo, che diventa annientamento,un uomo oggetto della sua stessa macchina, birillo di una dittatura dalle spropositate e prima inesistenti proporzioni.
Oggi l’uomo potrebbe essere definito uno spot. Forse protagonista di un mondo molto più virtuale di quello esistente nel mondo dell’informatica.
Lo spettacolo offre allo spettatore uno specchio della realtà, forse nessuna risposta, ma vedersi è già un buon inizio.



La trama dell’opera di Ionescu. Nella prima scena i coniugi Smith siedono in salotto arredato di mobili inglesi: il signor Smith legge un quotidiano fumando una pipa inglese, mentre la signora fila, ripetendo più volte il menu della loro cena, perfettamente all'inglese.
La cameriera Mary compare, annunciando i coniugi Martin, venuti per la cena già consumata. Gli Smith si dirigono a cambiarsi.
I Martin si accomodano e si comportano come perfetti sconosciuti rievocando ricordi di luoghi che hanno incontrato unitamente, senza però incontrarsi.
Le coppie si ricongiungono, e cominciano a parlare quando il campanello suona più volte, senza che però nessuno sia alla porta; la signora Smith elabora così la teoria che il suono del campanello corrisponde all'assenza di qualcuno, anziché alla sua presenza. Infine alla porta compare un pompiere alla disperata ricerca di un fuoco da estinguere. I personaggi cominciano a parlare, a raccontare barzellette, poi a sbraitare ed infine, colla comparsa anche della cameriera, ad emettere suoni senza senso. Poi calano le luci.
Il dramma ricomincia daccapo coi Martin al posto degli Smith: la signora Martin discute della favolosa cena inglese, mentre il signor Martin legge il giornale fumando la pipa, comodamente seduto in pantofole...

Come nacque l’opera di Ionesco. «Comprai un manuale di conversazione dal francese all'inglese, da principianti. Mi misi al lavoro e coscientemente copiai, per impararle a memoria, le frasi prese dal mio manuale. Rileggendole con attenzione, imparai dunque, non l'inglese, ma delle verità sorprendenti: che ci sono sette giorni nella settimana, ad esempio, cosa che già sapevo; oppure che il pavimento sta in basso, il soffitto in alto. [...] Per mia enorme meraviglia, la S.ra Smith faceva sapere a suo marito che essi avevano numerosi figli, che abitavano nei dintorni di Londra, che il loro cognome era Smith, che il Sig. Smith era un impiegato [...]. Mi dicevo che il Sig. Smith doveva essere un po' al corrente di tutto ciò; ma, non si sa mai, ci sono persone così distratte...» (Note e Contro-Note)

L'autore rumeno, francese di adozione, decise di imparare l'inglese comprandosi un manuale di conversazione. Per esercitarsi, ricopiava le frasi del manuale e, facendo ciò, si accorse della banalità delle frasi in esso contenute: "il soffitto è in alto, il pavimento in basso", "i giorni della settimana sono sette", etc. Da qui egli trasse ispirazione per la commedia, datata 1950.

La pièce - definita dall'autore anticommedia - è il primo esempio di un genere teatrale allora ai suoi albori, il teatro dell'assurdo, in cui la vicenda subisce uno straniamento tramite l'utilizzo esasperato di frasi fatte, dialoghi contrastanti, luoghi comuni.
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Ecco cosa lo stesso Ionesco dichiarò a questo proposito:
« Scrivendo questa commedia (poiché tutto ciò si era trasformato in una specie di commedia o anticommedia, cioè veramente la parodia di una commedia, una commedia nella commedia) ero sopraffatto da un vero malessere, da un senso di vertigine, di nausea. Ogni tanto ero costretto ad interrompermi e a domandarmi con insistenza quale spirito maligno mi costringesse a continuare a scrivere, andavo a distendermi sul canapè con il terrore di vederlo sprofondare nel nulla; ed io con lui. »


La prima messinscena di Parigi del 1950 fu tutt'altro che un successo; il genere, del tutto particolare ed innovativo, lasciò infatti perplessi gli spettatori. Nuovamente inscenato nel 1955, riscosse un enorme successo.

Il nostro spettacolo. Una scatola nera, l’ingranaggio di un pendolo, cioè un meccanismo di cui gli attori ne fanno parte. Uno spot che inizia e ricomincia all’infinito. Un ritmo incalzante che oltrepassa Ionescu. Energia a volte incontrollata. Passione. Fame. Inquietudine. Tutto tremendamente allegro. Musica colta e da italiano medio. Inizia il pendolo, prosegue e tu sorridi e ti commuovi. Ma alla fine, ci si chiede, per cosa ho avvertito emozioni? E la risposta è tremendamente tua.
Nella nostra messinscena il testo di Ionesco è quasi totalmente rispettato, ma cambia l’atmosfera, non più personaggi statici e fermi, bensì soggetti che corrono infinitamente, in continua esplosione, convinti anche emozionalmente di ciò che sostengono. Crediamo appunto che i dialoghi di Ionesco non siano più così tanto assurdi se guardiamo come l’uomo odierno passa la giornata, e come la riempie di parole vuote. L’uomo di oggi ha emozioni in continua esplosione ma mai in equilibrio, è schizzofrenico, senza un contenuto che derivi da un sapere filosofico o di terra. Schizzofrenia esaltata, un uomo che ingurgita e vomita. Quest’uomo nello spettacolo non è grigio, ma è colorato ed in tale contraddizione è convinto del giusto. Ognuno ha una verità, e i personaggi tra loro non si guardano, e quando si accendono passioni curiosamente profonde esse muoiono con una profonda violenza.
Federico De Giorgi realizza l'opera di Ionescu con uno stile brillante ed incalzante.