Si inaugura mercoledì 4 novembre alle ore 18,00 nel foyer dei Cantieri Teatrali Koreja di Lecce, il progetto SENSO PLURIMO a cura di Marinilde Giannandrea giornalista, critica e docente presso l’Istituto d’Arte di Lecce.

In occasione dei festeggiamenti per i dieci anni della struttura leccese, i Cantieri teatrali Koreja riaprono le porte all’arte contemporanea con una idea originale di Rune Ricciarelli che ha progettato un Box polifunzionale dentro lo spazio del foyer,  restituendo l’idea di un’arte riconsegnata a un luogo chiuso, concentrato  ma con una teatrale idea di mobilità.
Senso Plurimo parte dall’idea che l’arte contemporanea contenga una promessa di pluralità che ci affranchi dagli inganni di chi dirige il nostro immaginario visivo e il nostro pensiero estetico in una direzione unica e univoca. Gli artisti in mostra non appartengono a un gruppo omogeneo ma esprimono visioni molteplici, sono un insieme apparentemente dissonante che segnala il cambio di paradigma culturale in atto e offre l’occasione per analizzare territori di pensiero che si ramificano in topografie articolate delle quali non conosciamo gli sviluppi.
Partendo da tratti comuni e dalle origini pugliesi, sono sette gli artisti che si avvicenderanno all’interno del Box, con la volontà  di esercitare una provocazione critica, alla ricerca di una forma che contenga un’idea di bellezza e opponendo alla banalità di alcune emozioni un diverso approccio emotivo.
Davide Faggiano, Danilo De Mitri, Francesca Speranza, Giuseppe Teofilo, Azzurra Cecchini, Fulvio Tornese, Carlo Michele Schirinzi,  si muovono con linguaggi plurali che vanno dalla levità surreale ed elegiaca del segno e dei materiali, alla capacità di scorticare o materializzare l’immagine. Con storie e percorsi di ricerca diversi pongono una domanda al presente attraversando alcuni temi come l’attenzione all’identità corporea e al sistema di interazioni umane e spaziali, il destino del territorio e dell’ambiente, lo sradicamento e lo spaesamento culturale e urbano, la memoria, le migrazioni e il confronto con l’alterità, l’immagine e il ruolo sociale delle donne.
Ad inaugurare la rassegna Speech di Davide Faggiano (ingresso libero).
Fino al 24 Novembre sarà possibile vedere le sue opere e gli sguardi esposti all’interno del Box.
Con la chirurgia plastica, con i cosmetici, con il colore, con il fango, con la schiuma o con qualsiasi sostanza, si può cambiare l’aspetto fisico di un volto. Si può dare al volto una sembianza tenera o dura, feroce o mansueta, ma non si può modificarne lo sguardo. Anche dietro i volti resi statici, duri, pietrificati dal tempo, dal dolore, dalla fame o semplicemente da una maschera di unguento si avverte il vitale sentimento di uno sguardo serrato, spiritato o smarrito.
I ritratti neri di Davide Faggiano sono tutto questo. Ritratti che esprimono sentimenti provenienti dall’interiorità più profonda. Sono occhi “speech” che parlano a chi sa leggere. Sono tanti volti spalmati che si trasfigurano in nuove fisionomie, in nuovi sentimenti che accentuano i moti dell’animo riflessi negli occhi.





“[…] Strappare la maschera per mostrare la durezza della realtà è, secondo Susan Sontag, uno dei fini della fotografia ed è anche il filo conduttore dell’opera di Davide Faggiano, fotografo e manipolatore di nuovi linguaggi, che in questa galleria di ritratti opera in senso contrario: copre per rivelare. [..] Nei suoi soggetti Speech le rughe di vernice nera  modellano pieghe metalliche che la fotografia trasforma in chiaroscuri netti,  in grado di restituire ai volti una nuova e drammatica vitalità. Le luci, fotografate con un rigore estremo, hanno il peso di lumeggiature pittoriche che incidono segni decisi sui visi inquietanti di personaggi – amici dai quali l’artista, con un processo maieutico, fa emergere la profonda intimità […] I ritratti sono essenzialmente monocromi, contrappuntati dalle note di colore dei capelli e, per alcuni, degli occhi ma  lo strato di colore non nasconde la dura carnalità dei corpi. Mascherare per rivelare, nascondere per parlare, in una dimensione dialettica che la coerenza tecnica e formale rende ancora più intensa.
Tra le sue fonti d’ispirazione c’è Bill Viola e la sua capacità perfetta di esplorare il mondo delle passioni; con strumenti diversi Davide Faggiano inizia il suo percorso di esplorazione dentro i suoi Sei Personaggi e apre a ognuno di loro lo spazio di un nuovo racconto senza però riuscire a redimerli da una solitudine senza rimedio […]”

Marinilde Giannandrea

Davide Faggiano (San Cesario di Lecce, 1973) figura poliedrica, adopera fotografia, video, suoni, parole e oggetti, sviluppa nuove forme di arte popolare e di intrattenimento che si articolano su mezzi di comunicazione eterogenei in un vasto melting pot multimediale che spazia dal web all’I-Pod ai videogiochi, dal cinema digitale al telefonino. Ha partecipato a mostre ed eventi di arte contemporanea tra cui: Japan Parts, Berlino Wannsee Forum 1998; Gira por la diversitad, Italia Spagna Portogallo 2002, Oronzo e Irene, Lecce 2005; Soundres, Salento 2002 e 2007 Stone VisionIntoArt New York 2008-2009. Ha curato la regia e produzione di video per l’Università del Salento, per enti e aziende locali e nazionali.