Da pagina 12 a pagina 17. Sei pagine di intervista più la copertina interamente dedicata. Il numero estivo di Waitmag celebra l'artista salentino Massimo Pasca (musicista, pittore, illustratore, dj, performer) in un tripudio di colori ed immagini che arrivano direttamente dalla sue opere.

Numero estivo di Waitmag:

http://issuu.com/wait/docs/wait29




 
 
 
 
 
Massimo Pasca, laureato in Conservazione dei Beni Culturali presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Pisa, città dove vive e lavora, con una tesi su Pierpaolo Pasolini, dipinge dall'età di tre anni e dichiara di voler tornare ad avere sempre tre anni ogni volta che dipinge.
Come molti artisti, ha fatto del corpo un atto creativo, il gesto, in sé, è arte, portandosi appresso un certo senso, peso, del gestualismo di Pollock.
Massimo Pasca ha fatto questo. Va oltre. Dice - il corpo è il luogo preposto per l'arte, è l'ultimo rifugio dove vive l'inspiegabile - ed è essenziale questa citazione in cui il corpo si fa rifugio, mezzo e fuga da un mondo che a detta di Pasca è solo "il tempo per dormire", perché "il resto passa e lo vedi, l'arte non sente il tempo perché la senti". Ha esposto in Italia e all'estero, realizzato numerose performance di pittura dal vivo  dipingendo per collezionisti privati, istituzioni, centri sociali, cineclub, teatri, musicisti.
Nel '98 realizza un'opera di 40 metri quadrati che resta esposta per un anno nell'atrio della Stazione Centrale di Pisa. Sempre nel '98 vince il Premio di Pittura D.S.U. (Diritto allo studio Universitario). Passa dal surrealismo all'informale. La sua pittura scorre lungo il tracciato segnato anni prima da Haring, ma va oltre. Intervistato da numerose testate giornalistiche ed emittenti televisive, fra le altre Mtv che nel 2007 lo intervista facendolo parlare della sua visione di arte contemporanea.
Il graffitismo come ricerca e sperimentazione. La sua pittura scandita dalla forza tribale del segno, trasposizione in immagini di una trance compositiva interiore che coinvolge i sensi e le percezioni della realtà che, attraverso la sua straordinaria dote di codifica/decodifica, riesce a tramutare nella forza espressiva del segno. Il tratto come catarsi. Entrare in uno stato di trance per inglobare il mondo e "sputarlo" fuori attraverso la lampante brevità del tratto; potenza espressiva e liberazione.
La pittura si trasforma in una danza magica, libero sfogo per la potenza semantica del suo tratto.

Francesco Aprile