Massimo Pasca espone a "La Citè", Firenze - interno 4 Borgo San Frediano, dal 23 febbraio all'8 marzo.
Dice di sé «Di solito sono in piedi con lo sguardo verso il pavimento e le mani che stringono il mento. La tela è per terra oppure appoggiata al muro. Inizia così una sorta di danza confusa ma non caotica, con la ricerca di un pennarello o di un colore».
Massimo Pasca, salentino, ha studiato a Pisa, città dove vive e lavora. Dipinge dall'età di tre anni e dichiara di voler tornare ad avere sempre tre anni ogni volta che dipinge.
Come molti artisti, ha fatto del corpo un atto creativo, il gesto, in sé, è arte, portandosi appresso un certo senso, peso, del gestualismo di Pollock.
Massimo Pasca ha fatto questo. Va oltre. Dice - il corpo è il luogo preposto per l'arte, è l'ultimo rifugio dove vive l'inspiegabile - ed è essenziale questa citazione in cui il corpo si fa rifugio, mezzo e fuga da un mondo che a detta di Pasca è solo "il tempo per dormire", perché "il resto passa e lo vedi, l'arte non sente il tempo perché la senti". Qui, c'è tutta la chiave di svolta del pensiero artistico di Massimo Pasca che ha fatto del suo corpo il rifugio per la sua arte, che si fa arte nell'atto del gesto artistico che il corpo compie e, viceversa, l'arte è il rifugio per sé stesso, una soffice protezione dal mondo. Se il corpo è gesto ed è arte, se il corpo per l'arte è il rifugio, il corpo stesso la ingloba, la fa sua ed in ogni sua espressione, in ogni suo agire, sprigiona la potenza dell'arte, quell'inspiegabile che lo si può solo sentire.
Profondamente influenzato dall'arte di Keith Haring, da quel rappresentare "la strada" in un mix di ironia e arte, giocando sulla realtà ed i suoi simboli ormai radicati.
Lo space dell'artista: www.myspace.com/papamassi
Francesco Aprile
Dice di sé «Di solito sono in piedi con lo sguardo verso il pavimento e le mani che stringono il mento. La tela è per terra oppure appoggiata al muro. Inizia così una sorta di danza confusa ma non caotica, con la ricerca di un pennarello o di un colore».
Massimo Pasca, salentino, ha studiato a Pisa, città dove vive e lavora. Dipinge dall'età di tre anni e dichiara di voler tornare ad avere sempre tre anni ogni volta che dipinge.
Come molti artisti, ha fatto del corpo un atto creativo, il gesto, in sé, è arte, portandosi appresso un certo senso, peso, del gestualismo di Pollock.
Massimo Pasca ha fatto questo. Va oltre. Dice - il corpo è il luogo preposto per l'arte, è l'ultimo rifugio dove vive l'inspiegabile - ed è essenziale questa citazione in cui il corpo si fa rifugio, mezzo e fuga da un mondo che a detta di Pasca è solo "il tempo per dormire", perché "il resto passa e lo vedi, l'arte non sente il tempo perché la senti". Qui, c'è tutta la chiave di svolta del pensiero artistico di Massimo Pasca che ha fatto del suo corpo il rifugio per la sua arte, che si fa arte nell'atto del gesto artistico che il corpo compie e, viceversa, l'arte è il rifugio per sé stesso, una soffice protezione dal mondo. Se il corpo è gesto ed è arte, se il corpo per l'arte è il rifugio, il corpo stesso la ingloba, la fa sua ed in ogni sua espressione, in ogni suo agire, sprigiona la potenza dell'arte, quell'inspiegabile che lo si può solo sentire.
Profondamente influenzato dall'arte di Keith Haring, da quel rappresentare "la strada" in un mix di ironia e arte, giocando sulla realtà ed i suoi simboli ormai radicati.
Lo space dell'artista: www.myspace.com/papamassi
Francesco Aprile