Puntò la pistola contro l'amore e gli sparò addosso. Perché nessuno crede al mondo incantato delle parole di un mondo in televisione. Perché. Oggi l’apostrofo rosa fra le parole t’amo è gonfio come due occhi pesti, cerchiati marchiati di nero. Oggi. La via è fatta di spazi brevi. Ore. Sussulti. Minuti. Sguardi assurdi. Per questo il frammento. I frammenti. Tre frammenti di Teresa Lutri. Brevi decisi concisi come uno sparo, scheggia impazzita d’altri luoghi incatramati che oggi. Hanno asfaltato le rose blu. Dell’anima. Delle case dei bambini. Dell’anima. Del gioco dello stupore che non attira più a sé. Di uno spazio rubato al sociale che non ha più tempi e spazi per sorprendersi. È stupito da sé. Come un click bastardo che rantola. Rende inesistenti le nostre gambe. Propaggini di vite mai nate. Mai sviluppate. Incrostate nell’amalgama ferma di un nuovo spazio per il sociale. Fittizio. Finto. Areale. Atrofizzato. E non correvano più in mezzo ai prati. I fogli bianchi delle vite. Delle esperienze da sviluppare. Nel campo incantato di rose. Inzuppate nel fango dei giorni. Nell’odore della pioggia. Nell’odore che è della vita. Fra le mura bianche delle case da colorare. Dei nostri orizzonti fra il mercato e l’agenzia delle entrate. Quotati in borsa. Colonizzati dal virtuale. [F. Aprile]




Click. Le vie del web.


Le vie del web. Sedersi davanti ad un computer. Il corpo abbandona le abituali funzioni. Indispensabile mantenere l'uso delle mani. Configurarsi nella RETE. Navigare. Navigazione senza battello alcuno. Totale assenza di carte da studiare. Totale assenza di carta. Di sapori. Di profumi. In compenso cascate di OPINIONI. Sapere frammentario. Sapere gratuito. Modificato a volte. A volte falso. Pornografia invadente. Pornografia di tutti. I nuovi salotti virtuali. I gruppi. Gli amici. I forum. Le chat. Le vendite. Gli acquisti. Le NOTIZIE. Lentamente il mondo reale diventa fittizio. Le gambe si sciolgono per mancanza di movimento. Ultimo rantolo del tatto:
un CLICK.




Exit.


Entro nel primo supermercato che incontro.
Ora di punta. Mi giro intorno.
Gente assiepata attorno alle casse.
Carrelli ingolfati. Voci. Luci. Urgenze e sfizi. Languori e vizi.
Ho fretta. Devo comprare una cassa d'acqua. NECESSARIAMENTE. In fretta. Tra mezz'ora devo essere lì. Fa un caldo cane. Un uomo intasca qualcosa in silenzio. Ma dignitosamente. FAME senza possibilità forse.
Mi balza alla mente un passo di quel libro.
Afferro la cassa d'acque. E' solo un gioco.
Dicevamo. Si scioglie un altro nodo. Nello stomaco. E' solo un gioco. Mi faccio largo tra la folla. La cassa d'acqua: IL MIO TROFEO..
EXIT >>>





L'ultimo proiettile.


Il Signor Qualunque si ritrovò senza lavoro. Tornò a casa con dei mangiamenti di testa talmente violenti che a stento riusciva a camminare. Guardò stranito sua moglie e i suoi bambini. Poggiò le chiavi sul tavolo accanto alle bollette della luce che lo sfidavano minacciose. Si allontanò frettolosamente in camera da letto. Rovistò nell'armadio. Afferrò la sua pistola. Carica. La nascose dietro la schiena. Tornò da loro. S'infiammò d'una totale e irreversibile rabbia. Puntò la pistola contro l'amore e gli sparò addosso. Quattro spari. Uno ciascuno. Danzò accanto ai corpi. Leggiadro. Si fermò. L'ultimo proiettile gli spappolò il cervello.
 
 
Teresa Lutri